Di Francesco Maria Storino. fonte Gazzetta del Sud

Dal libro mastro sequestrato a Pietro Calabria importanti indizi sugli “Affari di famiglia”.Nel testo sono stati annotati tutti i movimenti in entrata e in uscita della consorteria criminale Calabria-Tundis. E potrebbero emergere pertanto anche in seguito particolari decisivi per l’inchiesta.Nel libro dei conti di Calabria ci sono indizi su particolari attività di “finanziamento” ad una vasta platea in alcuni casi indeterminata di soggetti. Ai Tundis-Calabria si sarebbero rivolti anche ristoratori della costa tirrenica. La crisi economica li aveva evidentemente portati a fare richieste di denaro per superare il negativo momento. I prestiti in denaro avevano però precise scadenze da rispettare. Uno dei settori nevralgici in cui risulta secondo gli inquirenti l’interferenza della cosca è quello dell’esercizio abusivo del credito. Dall’inchiesta emerge il requisito della “professionalità” e della capacità della ‘ndrina di rifornirsi stabilmente di liquidità in modo tale da essere sempre pronta a soddisfare le domande di finanziamento avanzate dai terzi. E poi anche i tentativi di coercizione delle vittime invitate a pagare quanto dovuto. Dietro alla gestione criminale del denaro secondo i pentiti stava Francesco Patitucci prima e Roberto Porcaro poi. «Patitucci e Porcaro – come affermano i collaboratori di giustizia – li avevano autorizzati a spendere il proprio nome. Davano i soldi ai Calabria per farli girare».

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