I Carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia hanno arrestato Rosario Pugliese, di 54 anni, detto “Saro Cassarola” latitante da un anno dopo essere sfuggito alla cattura nell’ambito della maxi operazione contro le cosche di ‘ndrangheta del vibonese “Rinascita Scott”. L’uomo è ritenuto dalla Dda di Catanzaro e dai carabinieri, il capo della cosca “Cassarola” operante a Vibo Valentia.
Il suo nome figura nell’elenco delle persone rinviate a giudizio due giorni fa dal gup distrettuale di Catanzaro. E’ accusato di associazione mafiosa- Nel febbraio scorso, i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Vibo Valentia avevano eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di quattro persone coinvolte in due consistenti ritrovamenti di armi risalenti al 2019 ed al 6 febbraio 2020 e già detenute per l’operazione “Rinascita-Scott”, ritenuti appartenenti alla cosca “Pardea-Ranisi”. Le armi trovate, fucili automatici e pistole, oltre a munizioni e giubbotti anti-proiettili, secondo gli investigatori dovevano essere utilizzate per uccidere proprio Pugliese.
Quando ha visto i carabinieri del Nucleo investigativo e dello squadrone “Cacciatori” davanti a sé, non ha proferito parola, ma è rimasto palesemente sorpreso. Rosario Pugliese, alias “Saro Cassarola”, il latitante arrestato stamani, era ricercato dal 19 dicembre dello scorso anno. Era uno dei pochi riusciti a scampare alla cattura la mattina di “Rinascita-Scott”. È stato individuato con metodi tradizionali: appostamenti e pedinamenti di persone a lui vicine. Una volta individuato il nascondiglio, i carabinieri stamani sono entrati in azione. L’uomo si nascondeva in un appartamento di Bivona, frazione di Vibo, dotato di tutti i comfort. Una latitanza quasi dorata per il capo dell’omonimo gruppo criminale che i Pardea-Ranisi e Mommo Macrì volevano uccidere e che proprio l’operazione dei carabinieri e della Dda di Catanzaro dello scorso anno sono riusciti ad impedire arrestando anche chi quell’omicidio lo aveva progettato e stava per compierlo.
“Un grosso step che arriva dopo la tenuta a livello probatorio della nostra indagine. Quello di oggi è l’ennesimo colpo inferto alla criminalità vibonese dalle forze dell’ordine che non si adagiano sugli allori ma continuano a lavorare sul piano investigativo”. A dirlo è stato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri
incontrando i giornalisti dopo l’arresto del latitante Rosario Gratteri ricercato per l’inchiesta Rinascita Scott e rinviato a giudizio due giorni fa insieme ad altri 354 imputati. “Non era concepibile -ha aggiunto – che su questo territorio ci potessero essere latitanti di rilevante spessore. Per noi la priorità è anche questo per due ovvi motivi: sono soggetti pericolosi in quanto fuori controllo e necessitano di protezione e tale esigenza può portarli a minacciare le persone; il secondo aspetto è che essere latitanti sul proprio territorio significa esternazione del potere, forma di arroganza, quindi per noi è un valore aggiunto e dimostra che noi ci siamo”.