Riceviamo e pubblichiamo
Abbiamo discusso a lungo sull’inopportunità del taglio dal punto di vista tecnico, nonostante le strumentali disinformazioni che circolano in questi giorni. Soffermiamoci ora sugli aspetti politici, sulle “non” risposte dell’amministrazione e sulle reali intenzioni sottese alla distruzione di un patrimonio inestimabile di ossigeno e vita. Davanti alla Commissione ambiente dello scorso 21 novembre abbiamo presentato un documento unitario sottoscritto da tutte le associazioni ambientaliste aderenti al Comitato “Salviamo Cozzo Cervello”, invitate e non invitate dall’amministrazione comunale a prendere parte all’ennesima riunione in occasione della quale il Sindaco ha annunciato la sua intenzione di fare un passo indietro sulla revoca del piano di taglio, notizia ampiamente diffusa in occasione all’escursione su Cozzo Cervello dove hanno partecipato 200 tra cittadini e bikers.
L’ultima volta che abbiamo parlato di questo tema insieme al Sindaco – lo ricorderanno tutti – eravamo in diretta su Rai 3. Ai microfoni dell’emittente, che annunciava la decisione dell’Amministrazione di ritirare il bando, il Primo Cittadino diceva che la discussione era “passata dal crinale della legittimità a quello dell’opportunità” e terminava con queste esatte parole: “ci è parso giusto fermarci”. Già allora i soliti malfidati dissero che si trattava solo di una mossa mediatica, perché dalla bocca del Sindaco non è mai uscita la parola “revoca”. Noi non ci abbiamo creduto, ma in effetti questa parola non è mai stata pronunciata, ma nemmeno smentita. Non ci risulta neanche che il Sindaco abbia replicato al Quotidiano del Sud, che in data 20 ottobre, titolava: “Cozzo Cervello, bando revocato”. Dov’è la revoca? Quando il Sindaco ha accolto l’invito della Rai era sicuro di poter revocare? Aveva già fatto i conti con i “mugugni” di tecnici e consiglieri (anche questa notizia l’abbiamo appresa attraverso il Quotidiano del Sud, che titolava il 24 ottobre: Divisi a causa di “Cozzo cervello”)?
Da allora è trascorso un mese e noi abbiamo atteso inutilmente l’annunciato provvedimento.
Nel frattempo, però, qualcosa è successo e il tema “Cozzo Cervello” si è arricchito di dettagli non trascurabili che vale la pena menzionare. Immediatamente dopo il sit-in in montagna e l’annunciata revoca del taglio, alcuni giornali locali hanno attenzionato l’opinione pubblica sull’annosa questione dei tagli abusivi (dai noi segnalati alle autorità competenti a seguito dell’escursione del 20 ottobre scorso). A questo proposito, abbiamo tante domande da fare ai nostri amministratori, tutte retoriche. Siete aggiornati sulla rapida evoluzione dei tagli abusivi? Ma soprattutto, sapete di chi è la responsabilità del controllo del territorio (anche dei boschi)? Delle “associazioni ambientaliste” o del Comune? La risposta è scontata, perciò tutte le volte che si parla di tagli abusivi, di fatto, l’accusa è rivolta a voi!
Una breve chiosa sulle denunce: le denunce si fanno negli uffici competenti, non sui giornali!
E andiamo oltre: come si fa a pianificare una serie di tagli selettivi se non si ha un reale controllo del territorio? Gli studi sulla difesa idrogeologica hanno margini così ampi? Per esempio, se oggi si pianifica un taglio di due ettari di bosco, ma domani ne vengono tagliati abusivamente altri 3, è la stessa cosa? La terra non frana perché il taglio era legittimo? Qual è l’urgenza di tagliare quel bosco in assenza di Piano Forestale approvato?
Un altro ritornello che sentiamo da tempo ha a che fare con i soldi da investire in montagna per l’acquisto di fantomatici droni. Davvero il Comune di Paola non è in grado di affrontare una spesa così irrisoria senza vendere il bosco? Ma cosa volete dirci, che i soldi sono “a tema”? E se volessimo investire in controlli antidroga, allora dovremmo spacciare per raggranellare qualche denaro “a tema”?
Non ultimo, a rendere frizzantino il tema Cozzo Cervello sono intervenute strumentali interpretazioni di un comunicato stampa firmato dal Presidente dell’Ordine degli agronomi, tenuto in occasione di un incontro a Matera e quindi avulso dalla questione “Cozzo Cervello”.
Dunque, se capiamo bene, stando alle vostre interpretazioni, ci state chiedendo di girarci dall’altro lato e di non intervenire nel dibattito civile per mancanza di competenze. Non lo faremo, ci dispiace, non resteremo in obbediente silenzio, perché l’ambiente è patrimonio di tutti.
Il dialogo – la definizione non è nostra – ha senso quando le parti si pongono su uno stesso piano e sono disposti a modificare il proprio punto di vista in virtù di quanto dice l’altro. Finora non avete modificato nemmeno una virgola. Il Comune annuncia la retromarcia dalla retromarcia? Coraggio! Fatelo e basta, senza teatrino. Noi, dal canto nostro, continueremo a sperare che questa parte di montagna possa essere lasciata in pace e sottoposta a cure meno invasive, per far sì che le generazioni a venire possano godere di una foresta degna di questo nome, e non passeggiare per caso in un bosco più o meno produttivo. In nome di chi quei boschi decise di piantarli, nei lontani anni ’50, per porre un freno al dissesto che aveva letteralmente distrutto interi paesi, costringendo le popolazioni ad abbandonarli. E non chiedeteci di fidarci ancora di chi, in nome dell’utilità della legna da ardere, ci parla di bosco fatiscente, di alberi “senza futuro”, di tagli di valorizzazione; non ci possiamo fidare di chi elabora un Piano Forestale omettendo la preliminare fase concertativa; di chi dice di conoscere il territorio ma ne ignora la storia e non si rende conto della presenza del Sentiero Italia e de Il Cammino di San Francesco
Vogliamo sottolineare che non siamo contrari ai piani di gestione forestale, bensì alle visioni anni Ottanta dei nostri decisori pubblici, il cui esito è, e sempre sarà se non si cambia musica, lo “sfasciume pendulo sul mare” che si perpetra di generazione in generazione.
Basterebbe fare un giro in auto per l’interno della Catena Costiera per capire che i tagli passati e presenti sono un manifesto al “tutto e subito”, con la bella approvazione di tecnici competentissimi e qualificatissimi, che tuttavia scompaiono quando le ditte boschive “esagerano”. Come gli scempi portati alla luce dai Carabinieri Forestali, non ultimo quello avvenuto in località Rovezzi a Montalto Uffugo.
Saremmo più che pronti al confronto senza la pelosa intermediazione di persone né competenti né interessate alle sorti della montagna, che dalla loro hanno solo una sproporzionata copertura mediatica. Abbiamo le nostre ragioni e siamo pronti a difenderle. Però, in assenza di revoca, non siamo così sprovveduti da non capire che le decisioni sono già state prese, che non ci sono mai stati margini di trattativa, e che questo è soltanto un tentativo alquanto traballante di “greenwashing”.
Se quello che volete da noi è soltanto un’occasione per salvare la faccia agli occhi dell’opinione pubblica, o, peggio, di collaborazione a ulteriori piani di taglio non concordati, cortesemente, non ci chiamate più. Troveremo altri spazi per dire la nostra.
Il Comitato di iniziativa popolare
“Salviamo Cozzo Cervello”