Sembrava tutto tranquillo, qualche giorno fa, nel reparto di neurochirurgia dell’Annunziata di Cosenza, quando nel cuore della notte, precisamente alle ore 4.00, si sentono delle urla provenire dal corridoio. Il dirigente medico di turno M. D. all’interno dell’ambulatorio del piano, resosi conto, immediatamente della probabile emergenza, esce di scatto dalla postazione e giunge in corsia e davanti a se le si presenta una scena piuttosto inquietante: un’infermiera che tenta di calmare un paziente, anziano, reduce da un’emorragia cerebrale in preda ad una crisi violenta che riesce ad abbassare le sbarre di protezione del letto scagliandosi con calci e pugni a danno dell’infermiera.

Le due donne, devono fronteggiare una situazione di totale pericolo per l’incolumità del paziente ma anche la loro. Sono sole in un reparto considerato a rischio ma devono cavarsela. Con forza e con ogni strategia possibile, riescono a condurlo nella sua stanza, mentre l’infermiera si appresta a procurare velocemente un sedativo, il medico di turno, nonostante le aggressioni del ricoverato, tenta di braccarlo e farlo stare fermo. La dottoressa è costretta ad attuare un solo modo per immobilizzarlo, quello di posizionarsi a cavalcioni su di lui, l’unica possibilità per evitare ulteriori danni. Come ci racconta la stessa dottoressa, con brutalità e potenza l’uomo le afferra i capelli tirando e strattonando la povera malcapitata per almeno due minuti.

Nel frattempo ritorna l’infermiera precedentemente aggredita, con una seconda collega, ed insieme riescono a sedare il paziente. La riflessione che ha maturato il medico è che prima di tutto, in un reparto così “sensibile” è impensabile che manchi la forza lavoro maschile che in questi casi è necessariamente più adeguata a gestire tali circostanze. Inoltre, ha spiegato M.D. che sovente, si registra la mancanza delle guardie soprattutto in orari notturni. Quella notte, tra l’altro, nessun parente, nonostante le fragorose grida è intervenuto. Troppo spesso si parla di casi di malasanità, di lunghe attese, nei pronto soccorso o nei reparti, tutto vero, per carità, ma è altrettanto vero, che i medici lavorano in trincea con orari assurdi e senza gli adeguati strumenti e tutto questo non può essere non tenuto in considerazione. Il personale medico per essere efficiente, per salvare vite umane e per gestire le emergenze deve essere messo nelle condizioni di poterlo fare. Fortunatamente in questo increscioso episodio non è accaduto nulla di grave, a parte un grande dolore del medico di turno per le percosse ricevute, per i capelli strappati, cui è stato necessario ricorrere ad un taglio degli stessi.

Fonte CalabriaNews24

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