L’operazione Carminius portata a termine stamattina tra Piemonte e Calabria ha sgominato un’organizzazione ‘ndranghetista che faceva capo al clan Bonavota di Sant’Onofrio e che ormai da tempo dettava legge nel Torinese. L’organizzazione si interessava di armi, stupefacenti, riciclaggio e spendita di denaro falso, acquisendo in modo diretto il controllo di attività economiche nel settore edilizio, della ristorazione e del commercio di automobili ed è riconducibile alle famiglie Arone, De Fina e Serratore, tutte originarie di Sant’Onofrio e collegate alla cosca Bonavota, che oltre a Sant’Onofrio opera anche a Maierato e a Pizzo Calabro.
Il gruppo era guidato da tre capi: Salvatore Arone di 60 anni, Francesco Arone (58 anni) e Antonino Defina (53 anni).
Le indagini dei carabinieri di Torino erano iniziate nel 2012, mentre la Guardia di finanza indagava sullo stesso sodalizio di ‘ndrangheta dal 2015. Il valore dei sequestri di società, conti correnti e cassette di sicurezza supera i 45 milioni di euro. L’organizzazione si occupava anche di intimidazioni, minacce e attentati incendiari ai danni di amministratori comunali per impedire il varo di un regolamento più restrittivo sull’installazione delle slot machine nei locali pubblici. Ad essere preso di mira dalle cosche è stato, in particolare, il comune di Carmagnola: tra il 2014 e il 2018 sono state incendiate le auto del vicesindaco Vincenzo Inglese e dell’assessore Alessandro Cammarata.