Da Iacchite.blog
L’indiscrezione era stata pubblicata il 29 ottobre 2017 dal giornalista Paolo Orofino ed è stata puntualmente confermata: è di quelle che buttano la mazzata definitiva a quei pochi che ancora ciarlavano della tesi del suicidio per la tragica morte di Denis Bergamini. La superperizia effettuata sulla salma di Denis non lascia spazio ad equivoci: Bergamini è morto per soffocamento. Un particolare che chi ha seguito il caso ricollega immediatamente alla prima autopsia del professore Avato e alla perizia del medico legale Giorgio Bolino.
Il professore Avato fa notare sin dal principio che c’è stato un unico punto d’impatto tra l’autotreno e il calciatore. E come sia impossibile il trascinamento, come le ferite siano concentrate solo su una parte (il fianco destro) e riconducibili a un sormontamento del camion, vale a dire le ruote fatte passare sopra un corpo steso per terra (e già cadavere come diranno le recenti consulenze, a partire da quella del Ris).
Avato per spiegare meglio usa la metafora di un frutto schiacciato ed esploso. E’ quello accaduto alla parte destra del fianco di Bergamini. Ma sul resto del corpo il giocatore non presenta ferite, i vestiti (come dimostrano altre foto scattate sul posto da Barbuscio) sono intatti, le scarpe ben strette ai piedi, persino le calze sono tirate su. E poi c’è il viso: secondo i testimoni Bergamini si sarebbe buttato a pesce sotto le ruote e poi trascinato ma sul viso di Denis non c’è neanche un graffio! Questo è raccontato agli inquirenti, ma il presunto suicidio non è mai messo in dubbio nonostante il corpo di uno sfortunato ragazzo dica altro. Gli inquirenti non cambiano idea neppure dopo l’autopsia di Avato.
Anzi, quella perizia finisce dimenticata, l’incidente probatorio evaporato. Nessun credito viene dato all’autopsia effettuata dal dottor Francesco Maria Avato. Il pm Ottavio Abbate (che rimarrà al suo posto di presidente del Tribunale di Castrovillari fino a dopo la riapertura del caso Bergamini!!!) e il pretore Mirabile hanno evidentemente giocato sporco.
LA PERIZIA BOLINO: ASFISSIA CON UN SACCHETTO DI PLASTICA
Nel cadavere si riscontravano tracce di alcol etilico pari allo 0,6 e una sofferenza polmonare. Però il giovane era astemio e non ha mai avuto problemi respiratori. Qualcuno ipotizzerà un possibile uso di narcotico a danno della vittima. Ma la spiegazione è un’altra, secondo la perizia del medico legale Giorgio Bolino, della facoltà di Farmacia e Medicina dell’Università La Sapienza di Roma. Bolino, abruzzese di Sulmona, 53 anni, per la precisione, lavora al Dipartimento di Scienze Anatomiche, Istologiche, Medico-legali e
dell’apparato Locomotore dell’ateneo romano. Ed è uno dei medici legali di maggiore esperienza de “La Sapienza”.
Nell’autopsia, il professore Avato evidenziava una certa qual sofferenza polmonare (aspetti congestizi e di edema, di enfisema acuto) e anche cardiaca. Questo induceva il perito Bolino a ipotizzare che Bergamini potesse essere stato asfissiato meccanicamente magari mediante l’applicazione di un sacchetto di plastica aderente al volto. Ciò avrebbe comportato una morte rapida con rapido stato di sofferenza anossica, tale da consentire il posizionamento del corpo sul manto stradale ad opera di terzi. E’ per questo che non ci sono tracce di condotta difensiva, anche istintiva.E’ evidente che in questa operazione sono state coinvolte più persone in grado di sopraffare fisicamente la vittima. Bolino ha anche scritto un libro su queste scottanti tematiche, dal titolo “Asfissie meccaniche violente” edito da Feltrinelli,
“Abbiamo rappresentato al gip l’opportunità di fare degli esami – aveva detto l’avvocato Fabio Anselmo -. Facendo la riesumazione e sottoponendo a Tac il corpo del povero Bergamini si potrebbero ottenere risultati inaspettati”. Questo affermava il legale e finalmente il procuratore Facciolla ha aderito alla richiesta di Fabio Anselmo dopo l’incredibile archiviazione della “maschera di gomma”, il pavido ex procuratore di Castrovillari Franco Giacomantonio.
In particolare si cercava di capire se Denis fosse ancora vivo o già morto al momento in cui venne sormontato dal camion. “Potrebbe anche dire quanto tempo prima era morto”, aggiunge il legale. E Anselmo ribadiva che l’anatomopatologo Bolino ha avanzato l’ipotesi che Bergamini fosse stato prima soffocato con un sacchetto di plastica per essere poi steso sulla strada.
Questa tesi è stata finalmente presa in seria considerazione da un magistrato che non risponde alle logiche deviate di Ottavio Abbate, Antonino Mirabile e del pavido Franco Giacomantonio. Certo, è ancora presto per dire che l’aria è definitivamente cambiata. Ma non c’è dubbio che Isabella Internò e i suoi protettori hanno ripreso a passare giornate difficili.
Il loro castello d’argilla prima o poi cadrà. Questa terra è in mano ai poteri forti ma questo omicidio è una delle pagine più nere della nostra storia. E non può rimanere impunito.