Siamo in presenza di uno squallido turismo dell’orrore, mentre gli opinionisti ed esperti si dividono tra chi parla di stage annunciata, chi invita al silenzio (sport frequente in Calabria) e chi si accanisce sull’inutilità delle continue allerta meteo che, per precauzione, hanno cadenza pressoché quotidiana.
Di certo intervenire immediatamente dopo l’allerta avrebbe potuto evitare la strage o , quantomeno, limitare le vittime. Eppure, secondo taluni, proprio per le innumerevoli “allerte”, si sarebbe verificato il rischio dell’al lupo al lupo, ovvero che, alla lunga, si finisca per non prenderle più in considerazione con una irresponsabile sottovalutazione dei rischi.
Eppure anche ieri, nonostante lo stato di allerta e nonostante il disposto sequestro dell’area, ci viene segnalato – afferma una nota del Codacons – la presenza di numerosi visitatori all’interno delle gole del Raganello.
Un turismo dell’orrore tollerato, anzi, facilitato dall’assoluta assenza di qualsivoglia regolamentazione.
Un’area protetta, un canyon con pareti levigate e pericoloso dove tutti possono accedere, senza alcuna protezione e senza, ovviamente, nessuna informazione.
A dire il vero un regolamento c’era, varato con delibera dell’8 febbraio scorsa dal Comune di Civita.
Regolamento che prevedeva ben precise limitazioni e divieti come, ad esempio, l’accesso solo se accompagnati da guide e proibito, proprio per la pericolosità del sito, ai bambini di età inferiore ai 10 anni. Eppure nessuno si è preoccupato non solo di controllare – sostiene Francesco Di Lieto – ma neppure di informare.
Del resto la circostanza che siano rimasti vittime della furia delle acque due bambini di età inferiore a quella consentita per accedere la dice lunga sui controlli effettuati.
Per il Codacons è vergognoso che nonostante l’immane tragedia, si continui ad ignorare ogni precauzione.
Siamo dinnanzi un teatrino dell’assurdo che vede uniti governo e comuni.
Il primo che ha delle specifiche competenze e responsabilità, trattandosi di una riserva nazionale, mentre i Comuni dovrebbero regolamentare (e controllare) gli accessi al torrente e quindi alle attività escursionistiche.
Nulla di tutto ciò avvenuto. Per questo motivo, in attesa che la Magistratura faccia chiarezza sulle responsabilità penali, chiediamo le dimissioni dei “responsabili morali” di quanto accaduto.
Il Codacons chiede le immediate dimissioni di tutti i soggetti che hanno competenze sulle gole del Raganello a partire dal sindaco di Civita che non avrebbe dato esecuzione al proprio regolamento comunale fino al Consiglio Direttivo del Parco del Pollino.
In altri paesi – conclude Di Lieto – nei siti come quello del Raganello si accede a numero chiuso, accompagnati da guide e sono obbligatori casco, protezioni ed abbigliamento adeguato. Ovviamente si procede all’immediata chiusura ad ogni minimo segnale di pericolo.
In Calabria, dopo i morti, si consente perfino il turismo dell’orrore.

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