Alle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di complesse e articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, la Squadra Mobile reggina e il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato – con il supporto delle Squadre Mobili di Milano, Como, Napoli, Pesaro Urbino, Roma e degli equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine della Calabria – nel corso di una vasta operazione di polizia convenzionalmente denominata Malefix – hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere…. emessa in data 15.06.2020 – su richiesta della D.D.A. – dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti dei seguenti 21 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione e detenzione e porto di armi da fuoco, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa:
- Giorgio De Stefano, nato a Milano l’8.03.1981, residente a Reggio Calabria, di fatto domiciliato a Milano, indagato per associazione mafiosa ed estorsione aggravata. De Stefano è il compagno di Silvia Provvedi, del duo ‘Le Donatella’. La Provvedi, ex di Fabrizio Corona, ha partorito da pochi giorni
- Carmine De Stefano, nato a Reggio Calabria in data 01.03.1968, ivi residente [indagato per associazione mafiosa ed estorsione aggravata];
- Orazio Maria Carmelo De Stefano, nato a Reggio Calabria in data 11.02.1959, ivi residnete, detenuto per altra causa [indagato per associazione mafiosa ];
- Alfonso Molinetti, nato a Reggio Calabria il 21.10.1957, detenuto in semilibertà, per altra causa, presso la Casa Circondariale di Napoli [indagato per associazione mafiosa];
- Salvatore Giuseppe Molinetti, [figlio di Alfonso], nato a Reggio Calabria il 30.03.1982, residente a Milano, domiciliato a Giugliano di Napoli, attualmente dimorante a Reggio Calabria [indagato per associazione mafiosa];
- Luigi Molinetti, detto “Gino”, nato a Reggio Calabria il 10.02.1964, ivi residente [indagato per associazione mafiosa, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo aggravati];
- Salvatore Giuseppe Molinetti [figlio di Gino], nato a Reggio Calabria in data 23.04.1989, ivi residente [indagato per associazione mafiosa, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo aggravati];
- Alfonso Molinetti [figlio di Gino], nato a Reggio Calabria in data 09.04.1995, ivi residente, [indagato per associazione mafiosa];
- Antonino Randisi, nato a Reggio Calabria il 23.01.1989, ivi residnete [indagato per associazione mafiosa];
- Maurizio Pasquale De Carlo, nato a Reggio Calabria in data 25.07.1976, residente a Roma, di fatto domiciliato a Reggio Calabria [indagato per associazione mafiosa];
- Salvatore Laganà, nato a Reggio Calabria in data 03.03.1979, ivi residente [indagato per associazione mafiosa];
- Antonio Serio, alias “Totuccio”, nato a Reggio Calabria il 22.04.1958, residente a Fano [indagato per associazione mafiosa];
- Achraf Aboulkhair [detto Ashi], nato l’11.07.1996 a Scilla [RC], [indagato per detenzione e porto illegale di arma comune da sparo aggravati];
- Antonio Libri, nato a Reggio Calabria il 27.12.1983, ivi residente [indagato per associazione mafiosa, estorsione aggravata ed tentata estorsione aggravata];
- Edaordo Mangiola, nato a Reggio Calabria il 28.02.1980, ivi residente, [indagato per associazione mafiosa, tentata estorsione aggravata ed estorsione aggravata];
- Domenico Bruno, nato a Reggio Calabria il 27.06.1961, ivi residente [indagato per associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata];
- Carmine Polimeni, nato a Reggio Calabria in data 11.03.1980, ivi residente [indagato per associazione mafiosa ed estorsione aggravata];
- Donatello Canzonieri, nato a Reggio Calabria in data 09.05.1975, detenuto per altra causa presso la Casa Circondariale di Livorno [indagato per associazione mafiosa];
- Lorenzo Polimeno, nato a Reggio Calabria in data 04.10.1977, ivi residente, detenuto per altra causa presso la Casa Circondariale di Catanzaro [indagato per associazione mafiosa];
- Cosimo Bevilacqua [detto “Pappagallo”], nato a Reggio Calabria il 9.03.1969, ivi residente, [indagato per associazione mafiosa];
- Antonino Augusto Polimeni, nato a Reggio Calabria il 18.08.1993, ivi residente [indagato per associazione mafiosa].
Contestualmente agli arresti, sono state eseguite perquisizioni personali e domiciliari e un decreto di sequestro preventivo emesso dai magistrati titolari dell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia a carico della seguente società:
- SAVEMICH S.r.l. con sede a Roma, attiva dal 2016 nel settore edile per la progettazione e costruzione su aree proprie e di terzi di edifici residenziali e non residenziali, di cui è amministratore unico, nonché socio unico, DE CARLO Maurizio Pasquale.
Le indagini svolte dalla Polizia di Stato – sotto le direttive dei Sostituti Procuratori della D.D.A. di Reggio Calabria Stefano MUSOLINO, Walter IGNAZITTO e Roberto Placido DI PALMA – documentano l’esistenza e l’operatività delle cosche DE STEFANO – TEGANO e LIBRI, in posizione di preminenza nella città di Reggio Calabria e forniscono un importante spaccato sulle frizioni registratesi in seno al sodalizio criminale DE STEFANO – TEGANO e tra detta consorteria e quella dei LIBRI rispetto alla spartizione degli ingenti proventi delle attività estorsive poste in essere in danno di operatori economici e commerciali del centro cittadino di Reggio Calabria.
L’inchiesta ha portato alla luce alcuni gravi contrasti sorti tra Carmine DE STEFANO[1], attuale vertice dell’omonimo casato di ‘ndrangheta e MOLINETTI Luigi[2], elemento di elevato spessore criminale del clan DE STEFANO, storicamente egemone nel quartiere Archi ed in tutto il centro della città di Reggio Calabria, per dirimere i quali è stato richiesto l’intervento di Alfonso MOLINETTI[3], esponente storico e carismatico della cosca DE STEFANO, cui i maggiorenti del sodalizio criminale hanno fatto riferimento ed affidamento con l’obiettivo di riportare a miti consigli il fratello Luigi e ottenere la garanzia dell’assoluta fedeltà dei MOLINETTI alla clan di appartenenza.
La ricostruzione delle dinamiche interne al clan DE STEFANO ha consentito agli investigatori di comprendere come gli attriti fossero sorti a causa:
- di opinioni divergenti tra Luigi MOLINETTI e Carmine DE STEFANO in relazione alla gestione degli affari illeciti ed in particolare delle estorsioni agli operatori economici e commerciali;
- della scarsa considerazione che Luigi MOLINETTI aveva di Carmine DE STEFANO come soggetto apicale della cosca;
- del disappunto di MOLINETTI Luigi nei confronti di Carmine DE STEFANO il quale non aveva espresso “solidarietà” quando gli era stato notificato un provvedimento giudiziario, in qualità di indagato, nell’ambito del procedimento penale relativo all’omicidio del giudice Antonino SCOPELLITI;
- del risentimento di MOLINETTI Luigi derivante dall’atteggiamento punitivo di Carmine De STEFANO nei confronti di DE CARLO Maurizio, imprenditore di riferimento della cosca e cognato dello stesso MOLINETTI. Nel censurare alcuni errori del DE CARLO, Carmine DE STEFANO aveva deciso, in forza del proprio status di vertice della cosca, di estrometterlo dalla gestione della sua azienda, rimessa esclusivamente nelle mani del geometra LAGANÀ Salvatore, suo collaboratore. Luigi MOLINETTI si era pertanto schierato dalla parte del cognato, facendosi garante della sua protezione contro le intemperanze di Carmine DE STEFANO, paventando addirittura il rischio di dare inizio ad una guerra qualora i DE STEFANO avessero in qualche modo agito contro il DE CARLO.
Il timore che i dissidi con Luigi MOLINETTI potessero degenerare in una scissione dagli esiti incerti e pericolosi, induceva i fratelli DE STEFANO Carmine e Giorgio [già CONDELLO SIBIO][4] e ad investire della delicata questione MOLINETTI Alfonso, fratello di Luigi, ritenuto uno dei loro alleati più fedeli.
Prima di MOLINETTI Alfonso, Carmine DE STEFANO aveva interessato della vicenda lo storico e affidabile sodale SERIO Antonio che venne mandato in avanscoperta ad incontrare Gino MOLINETTI con l’obiettivo di ricomporre i dissidi interni. La missione, tuttavia, era fallita, atteso che, per il tramite di SERIO, Gino MOLINETTI aveva mandato a dire a Carmine DE STEFANO che egli aveva intenzione di agire in autonomia, senza dare conto del suo operato ai DE STEFANO. Fallita la missione di SERIO, per Carmine e Giorgio DE STEFANO non rimaneva altro da fare, per risanare le divergenze con Luigi MOLINETTI, che rivolgersi al fratello Alfonso.
In realtà, stando alle risultanze delle intercettazioni, l’obiettivo di MOLINETTI Luigi non era tanto quello di affrancarsi dalla cosca madre dei DE STEFANO – come auspicato invece dai figli Alfonso [classe 1995] e Salvatore Giuseppe [classe 1989] con l’avallo della madre – quanto quello di avere uno spazio di autonomia operativa e decisionale rispetto alle ingerenze di Carmine DE STEFANO.
Le dinamiche afferenti alle indicate controversie emergevano sostanzialmente nel corso di due incontri. Il primo, avvenuto a Napoli, il 25 agosto 2019, tra MOLINETTI Alfonso e Giorgio DE STEFANO. Il secondo, sempre a Napoli, nelle date del 30 e 31 agosto 2019 – tra i fratelli Alfonso e Luigi MOLINETTI.
Nell’incontro del 25 agosto i DE STEFANO lamentavano:
- le mire espansionistiche del MOLINETTI Luigi sul locale di Gallico;
- nell’ottica della spinta autonomista, la mancanza di rispetto di MOLINETTI Luigi nei confronti di LABATE Franco[5] in occasione dell’apertura di una pescheria nel quartiere Gebbione, avendo avvertito in ritardo i LABATE dell’inizio di tale attività nella loro zona di influenza criminale;
- alcune divergenze tra il MOLINETTI Luigi e “Totuccio” SERIO sull’assegnazione di alcune “cariche” di ‘ndrangheta;
- l’episodio che aveva visto al centro di un cruento pestaggio un noto ristoratore reggino[6], la cui effettiva finalità, secondo i DE STEFANO, era da attribuire alla volontà di Luigi MOLINETTI di porre in cattiva luce Carmine DE STEFANO e conseguentemente di sminuire il prestigio criminale della cosca.
Nel corso di quella riunione, Giorgio DE STEFANO rappresentava che le condizioni di stabilità e di equilibrio della criminalità organizzata reggina erano garantite dalle strategie dirigenziali e decisionali della cosca cui essi appartenevano e riteneva pretestuoso e assurdo che MOLINETTI Luigi potesse essersi risentito perché Carmine DE STEFANO non gli aveva espresso solidarietà quando gli fu notificato l’avviso di garanzia per l’omicidio del giudice SCOPELLITI, dato che lo stesso provvedimento era stato notificato anche al fratello Giuseppe DE STEFANO. Disapprovava che Luigi MOLINETTI non vedesse di buon occhio la vicinanza del figlio di Alfonso – Salvatore Giuseppe MOLINETTI classe 1982 – con il fratello Carmine DE STEFANO e criticasse l’allontanamento del sodale RANDISI Antonio da Archi e dalla sfera dei suoi interessi [di Luigi MOLINETTI] a favore della famiglia DE STEFANO. Auspicava una maggiore coesione dei MOLINETTI con la cosca di appartenenza, prospettando la possibilità di farsi coadiuvare anche dai figli di Luigi MOLINETTI nella gestione degli affari del clan a Milano e all’estero e sperava che le controversie potessero chiudersi anche senza l’autorevole intervento di MOLINETTI Alfonso, dal momento che pure il fratello Carmine era pronto, se del caso, a riconoscere di aver potuto commettere qualche involontario errore. Dal canto suo, Alfonso MOLINETTI, riconfermava il vincolo di fedeltà alla famiglia DE STEFANO.
Emergeva dunque dalle attività investigative come Giorgio DE STEFANO – nonostante si fosse da tempo trasferito a Milano – non avesse mai interrotto i legami con la famiglia di appartenenza, né con gli affari della cosca. Nel corso delle conversazioni intercettate sosteneva che per lui era sufficiente tornare talvolta in Calabria per risolvere questioni problematiche, mentre per il disbrigo delle incombenze ordinarie delegava persone di fiducia del luogo.
Il secondo incontro avvenuto a Napoli, nelle date del 30 e 31 agosto 2019, tra Alfonso e Luigi MOLINETTI, era finalizzato a chiarire le frizioni di cui Giorgio DE STEFANO aveva parlato al primo nella riunione del 25 agosto.