Operazione Camaleonte, il più grosso colpo inferto alla criminalità organizzata a Nordest. E’ la clamorosa operazione scattata oggi in diverse province del Veneto. Trentatrè ordinanze di custodia cautelare nel clan dei cutresi sono in corso di esecuzione dall’alba contro appartenenti ad un’organizzazione criminale di matrice ‘ndranghetista operante in Veneto da parte dei Carabinieri del Comando provinciale di Padova e dei Finanzieri del Comando provinciale di Venezia a seguito delle indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia. Le accuse sono gravissime: associazione per delinquere di stampo mafioso (articolo 416 bis del codice penale), estorsione, violenza, usura, sequestro di persona, riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Le forze dell’ordine hanno eseguito una cinquantina di perquisizioni, fra TrevisoVicenzaPadovaBellunoRovigo, Reggio Emilia, Parma, Milano e Crotone. Le indagini, partite alla fine del 2015, sono relative alle infiltrazioni nel tessuto economico portate avanti in questi anni dalla criminalità legata al clan dei cutresi. Sono stati eseguiti anche numerosi sequestri, per un valore complessivo di 20 milioni di euro.

IL CLAN – LA COSCA GRANDE ARACRI
Il clan di riferimento che operava in Veneto è la ‘ndrina Grande Aracri, una cosca malavitosa o ‘ndrina della ndrangheta calabrese che opera a Cutro, in Calabria, al nord, in Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e all’estero in Germania. I membri di spicco sono Nicolino Grande Aracri (1959), detto Il professore o Mano di gomma, capobastone arrestato con dote di “Crimine internazionale” ricevuta da Antonio Pelle e referente per il crotonese succeduto ad Antonio Ciampà, nonché capo crimine della Calabria centro-settentrionale.

IL METODO E I LEGAMI CON GLI IMPRENDITORI VENETI
I componenti della cosca avvicinavano gli imprenditori e si insinuavano nelle aziende attraverso prestiti e taglieggio, fino ad impossessarsi delle aziende stesse, controllandole dall’interno, mettendo in atto anche operazioni di riciclaggio. In alcuni casi questo avveniva con la connivenza di imprenditori veneti. Il procuratore capo ha sottolineato che questa operazione accerta la presenza delle cosche sul territorio. L’obiettivo della criminalità organizzata era riciclare denaro e acquisire capacità di ricchezza. Alcune attività sono state aggredite “fisicamente”: dopo un primo approccio, come soci, amministratori o dipendenti, i componenti dei clan passavano ai prestiti usurai agli imprenditori, specie quando gli imprenditori tentavano di uscire dal giogo delle pressioni mafiose. Da qui la reazione dei malavitosi che hanno messo in atto anche aggressioni fisiche nei confronti degli imprenditori. Alcuni imprenditori, invece, hanno avallato le false fatturazioni per evadere il fisco e anche a fini personali.

NOMI DEGLI ARRESTATI

In carcere
Adriano Biasion
Gaetano Blasco
Francesco Bolognino
Michele Bolognino
Sergio Bolognino
Donato Agostino Clausi
Vito Gianni Floro
Leonardo Lovo
Giuseppe Richichi
Francesco Scida
Pasquale Scida
Federico Semenzato
Mario Vulcano

Ai domiciliari
Antonio Brugnano
Marco Carretti
Angelino Crispino
Tobia De Antoni
Giuseppe De Luca
Rocco Devona
Salvatore Innocenti
Sergio Lonetti
Antonio Genesio Mangone
Vincenzo Marchio
Antonio Mazzei
Mario Megna
Domenico Nardella
Domenico Pace

Obbligo di presentazione
Francesco Agostino
Idriz Ahmetaj
Antonio Carvelli
Luca De Zanetti
Emanuel Levorato
Stefano Marzano

Divieto di esercitare impresa per 12 mesi
Adrian Arcana
Eugen Arcana
Ferdinando Carraro
Federico Schiavon
Ilir Shala
Loris Zaniolo

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