É stata definita la più grande operazione dopo quella che portò allo storico Maxi processo alla mafia: 334 arresti in 11 regioni d’Italia. Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha deciso di anticipare l’operazione di 24 ore per il rischio di fuga delle notizie che poteva mettere in dubbio la riuscita della retata. E’ una nuova conferma, ai massimi livelli, del triangolo dall’odore eversivo tra criminalità organizzata, politica e massoneria. E poi il condizionamento, come sempre quando si tratta di mafia, di pezzi dello Stato: il funzionamento regolare dei processi, le liste d’attesa negli ospedali, la fedeltà di ufficiali dei carabinieri. Eppure i più importanti giornali italiani hanno deciso di ignorare, trascurare, ridurre al minimo e perfino nascondere dalla prima pagina la notizia delle centinaia di arresti che hanno smantellato una parte della mafia più potente, quella calabrese.
Non ha meritato neanche una riga in prima pagina, per esempio, su Repubblica e Stampa. Il giornale diretto da Carlo Verdelli ha diverse notizie in appoggio all’apertura dedicata alle Sardine, ma non ha trovato spazio per l’operazione anti-‘ndrangheta. Il quotidiano di Torino ha molti più titoli nella sua “copertina” (dallo spread greco alla “pasta dei nonni che parla tutte le lingue del mondo”), ma è una dignità che non è stata dedicata all’inchiesta sulla criminalità organizzata che ha travolto di nuovo la Calabria. Dentro il giornale l’articolo arriva a pagina 14 nonostante lo stesso titolo la definisca come “La retata più grande di sempre” in inchieste di ‘ndrangheta.
Niente visibilità in prima pagina nemmeno sull’altro giornale del gruppo editoriale, il ligure Secolo XIX, che sceglie un’apertura dedicata giustamente alle notizie più locali, ma conserva gli spazi per quelle nazionali (e non) a una polemica della segretaria della Cisl contro quello della Cgil e alla “anima persa” della Francia sulle pensioni. L’inchiesta antimafia partita dalla Calabria non è riuscita a sfondare la parete della prima pagina nemmeno sul Quotidiano Nazionale, negli spazi dedicati alle notizie nazionali.
Non c’è traccia della notizia neanche sulla prima dei giornali che più di tutti e ogni giorno costruiscono il loro racconto sul cosiddetto “allarme sicurezza”, cioè La Verità e Libero. Il quotidiano di Maurizio Belpietro dedica spazio per esempio alla “sfida di Ratzinger” alla Chiesa tedesca e a una licenza di Leonardo per degli elicotteri “congelata”. I lettori della Verità hanno finalmente scoperto dell’inchiesta con più di 400 indagati a pagina 19. Il giornale condiretto da Vittorio Feltri e Pietro Senaldi, invece, in prima pagina si dedica anima e corpo al cenone aziendale che va in crisi e omette la notizia dei 334 arresti, riportandola a pagina 15 (non il titolo principale, ma in un box in fondo alla pagina), comunque dopo aver dato conto (a pagina 8) della possibile gravidanza di Francesca Verdini, la compagna del segretario della Lega Matteo Salvini.
Il giornale più importante d’Italia, il Corriere della Sera, la notizia in prima ce l’ha: è un quadrotto di spalla, con un titolo tagliato su un virgolettato che rimanda al pezzo di uno dei cronisti di giudiziaria, Giovanni Bianconi. Dentro, i pezzi sono due, ancora una volta dopo una bell’attività di sfoglio, alle pagine 18 e 19. Scelta simile per il Sole 24 Ore, che peraltro rispetto agli altri giornali generalisti avrebbe l’attenuante di essere un quotidiano specializzato in economia (ma d’altra parte cos’è che più delle mafie mette in ginocchio l’economia?). Dei “grandi” chi fa di più e approfondisce di più è il Messaggero con più pezzi all’interno (alle pagine 12 e 13) e un titolo di taglio basso in prima pagina, comunque visibile. Diversa da Libero e Verità la scelta del Giornale di Alessandro Sallusti che dà parecchio risalto in prima pagina alla notizia sull’operazione antimafia anche se con un richiamo che parte dal commento titolato su “una terra senza buoni”.
Il quotidiano che dedica più spazio in copertina alla maxi-operazione di ‘ndrangheta è il Manifesto che inserisce la notizia subito sotto la consueta fotonotizia di apertura, questa volta sul possibile processo a Salvini per il caso della nave della guardia costiera Gregoretti. E’ la seconda notizia del giornale anche su Avvenire, il giornale della conferenza episcopale. “Un colpo alle cosche che infiltrano l’Italia” è il titolo del quotidiano di Marco Tarquinio.
C’è, comunque, un quotidiano che decide di aprire in prima pagina con l’operazione condotta dalla Procura di Catanzaro ed eseguita da circa 3mila carabinieri: il Riformista, il giornale “garantista” che piace molto ai renziani diretto da Piero Sansonetti (ex direttore per tre anni di Calabria Ora e per altri tre del Dubbio, il giornale delle Camere penali) e edito da Alfredo Romeo, coinvolto nell’inchiesta Consip e pluriprescritto (in un caso per corruzione).