Beni per un miliardo di euro sequestrati in Italia ma anche in numerosi Stati esteri nel corso della maxi indagine, delegata dalle Dda delle Procure della Repubblica di Bari, Reggio Calabria e Catania, contro gruppi criminali che si erano spartiti e controllavano, con modalità mafiose, il mercato della raccolta illecita di scommesse. Come emerso dalle indagini, i cospicui guadagni accumulati, monitorati dalla guardia di finanza, venivano poi reinvestiti in patrimoni immobiliari e posizioni finanziarie all’estero, intestati a persone, fondazioni e società, schermati con la complicità di prestanome di comodo. Su tali beni sono in corso di esecuzione i provvedimenti di sequestro in Italia e all’estero, grazie anche alla fondamentale collaborazione delle Autorità Giudiziarie di Austria, Svizzera, Regno Unito, Isola di Man, Paesi Bassi, Curaçao, Serbia, Albania, Spagna e Malta, nonché dell’Unità di Cooperazione Eurojust.

Il versante reggino dell’inchiesta è stato curato dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino, che già tre anni fa aveva messo sotto scacco le cosche presenti nel gioco d’azzardo online con l’inchiesta “Gambling”. Le cosche reggine avevano creato un sistema parallelo di scommesse basato sul pagamento delle puntate in contanti, vietato dalla legge che impone la tracciabilita’ delle giocate e l’identificazione del giocatore. Dietro le imprese schermo era poi stata nascosta l’offerta al pubblico e la gestione di siti di poker e scommesse online che consentivano l’accesso al gioco illecito. Cosi’ facendo le cosche di ‘ndrangheta si sottraevano al pagamento delle imposte, ottenendo lauti guadagni, riciclando al contempo un’enorme massa di denaro “sporco” attraverso l’utilizzo di conti di gioco intestati a persone compiacenti o inconsapevoli.

 

A gestire l’affare miliardario, secondo quanto emerso nell’operazione Gambling, era Mario Gennaro – poi divenuto collaboratore di giustizia – indicato dagli investigatori come uomo della potente famiglia dei Tegano. Era grazie a lui – che viveva a Malta – che le cosche avevano creato numerose societa’ estere di diritto maltese con le quali gestivano i traffici.

Questi i 18 soggetti fermati dalla Dda di Reggio Calabria. Come si evince dall’elenco, anche in questo caso non mancano le nuove leve del clan Tegano di Archi.

 

1) TAVARELLI Paolo Carlo, nato a Napoli il 28/4/1970;

2) IVANOVIC Ivana, nata in Jugoslavia il 23/10/1973,;

3) SIPONE Paolo, nato a Roma il 07/09/1965;

4) DECANDIA Giuseppe, nato ad Altamura (BA) il 13/4/1975;

5) TEGANO Domenico, nato a Reggio Calabria il 10/12/1992;

6) IANNÌ Bruno Danilo Natale, nato a Reggio Calabria il 25/6/1992;

7) ARICO’ Domenico, nato il 21/12/1968 a Reggio Calabria;

8) CAMINITI Carmelo, nato a Reggio Calabria il 2/1/1961;

9) FRANCO Francesco, nato il 14/12/1992 a Reggio Calabria;

10) ZUNGRI Antonio, nato a Rosarno (RC) il 22/4/1971;

11) LARUFFA David, nato a Rosarno (RC) il 7/12/1973;

12) ABBADESSA Giuseppe, nato a Rosarno (RC) il 24/1/1973;

13) FURFARO Santo, nato a Gioia Tauro (RC) il 19/10/1966;

14) SERGI Francesco, nato l’11/3/1978 a Palmi (RC);

15) RICCI Antonio, nato a Bari il 29/11/1976;

16) CALIO’ Gabriele, nato a Catanzaro il 16/7/1979;

17) SESTITO Danilo, nato a Catanzaro il 26/6/1981;

18) SCHEMBRI Davide, nato il 21/11/1974;

 

Fonte Iacchitè.com