Di Francesco Maria Storino. Fonte: Gazzetta del sud
“Affari di famiglia” offre uno spaccato significativo dell’ambiente criminale locale fatto di reticenze, omertà e mancata collaborazione. Dove anche una vittima è finita nel registro degli indagati dell’operazione della Dda. Ha preferito evidentemente pagare piuttosto che denunciare. E in tal contesto secondo le indagini avrebbe agevolato i membri del sodalizio mafioso “aiutandoli a sottrarsi dalle indagini e ad accrescere la sua aura di impunità e conseguentemente la sua forza di intimidazione”. Tra gli indagati non solo persone che non avrebbero collaborato con le forze dell’ordine non riferendo su richieste estorsive ricevute, ma anche episodi di intimidazioni ad imprenditori terzi sui quali un indagato non ha offerto ai Carabinieri uno straccio di cooperazione ma piuttosto ha avvertito confidenzialmente l’imprenditore. E in tal senso era consapevole – secondo la Dda – che attraverso l’omertà avrebbe agevolato la consorteria criminale. Sono entrambi indagati pertanto di favoreggiamento.
Evidenze investigative della Direzione distrettuale antimafia che sono andate avanti fino al 10 gennaio 2024. E che hanno portato a iscrivere nel registro altre nove persone. Mentre due ne sono fuori. Dall’originaria richiesta di applicazione delle misure cautelari del maggio 2023 alla recente chiusura delle indagini difatti nell’inchiesta non compaiono più Francesco Loizzo e S.V.. I due imprenditori erano accusati di intestazioni fittizie di automobili ed erano stati entrambi colpiti da divieto di esercizio di un anno. Secondo l’indagine tra gli imprenditori e il sodalizio ci sarebbero state nel tempo cointeressenze economiche e rapporti di credito-debito.