Di Francesca Lagatta
A poco più di 24 ore dall’immane tragedia che ha spezzato la vita a Santina Adamo, la 36enne morta all’ospedale di Cetraro dopo aver messo alla luce il secondo figlio, i contorni della vicenda si fanno più sempre nitidi. Sembrerebbe ormai chiaro che la donna sia deceduta a causa di una emorragia massiva, una condizione acuta che spesso si rivela fatale. Spesso, non sempre. Santina poteva essere dunque salvata?
Questo lo stabiliranno le indagini della magistratura, prontamente avviate ieri mattina, ma nel frattempo si è alla ricerca di elementi che possano aiutare a comprendere ciò che è realmente accaduto, affinché non si ripeta mai più.
Una sola sacca di sangue per Santina
Un dettaglio importante emerge dallarelazione riservata finita nelle mani degli inquirenti. Secondo quanto risulta dal documento, Santina sarebbe morta in attesa di ricevere altre sacche di sangue, dopo che i sanitari avevano provveduto ad effettuare la trasfusione dell’unica sacca di contenuto ematico compatibile presente nell’ospedale cetrarese. La relazione, in sostanza, rivela che ieri notte all’ospedale di Cetraro c’era una sola busta di sangue a disposizione per le trasfusioni compatibili con il gruppo sanguigno della giovane mamma.
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