La montagna storicamente partorisce sempre topolini. E così sta avvenendo con il processo Marlane bis. Nell’udienza del 27 giugno scorso, ecco la novità Il sito non può dichiararsi contaminato anche se , dalla perizia ultima e dai mesi di carotaggi, è venuto fuori, che si i veleni ci sono, ma oramai sono innocui. I metalli pesanti, il cromo VI, e tutto il resto, non sono un pericolo per la comunità e secondo le leggi vigenti non si può più parlare di disastro ambientale. Amen.

Invece la Gip del Tribunale di Paola , Maria Grazia Elia accettando la richiesta della Procura,ha deciso di affidare l’incarico di una nuova perizia, al medico legale Claudio Buccelli dell’Università di Napoli, al prof. Eduardo Farinaro responsabile dell’ Unità di Medicina del Lavoro dell’Università Federico II di Napoli e alla dottoressa Maria Pieri tossicologa forense. I tre professori, alla luce della perizia già effettuata dai consulenti del Tribunale Gargini e Pavan , dovranno stabilire, dati alla mano, se esiste un nesso di casualità con le patologie tumorali degli operai che hanno lavorato nella fabbrica. Anche nel primo processo si è fatto un simile ragionamento ed anche dal primo processo ne sono venuti tutti assolti. E dico questo, perché alla luce del precedente processo, non mi fido delle perizie fatte dalla Procura, non mi fido dei professori universitari di parte, non mi fido di un processo dove gli operai ed i loro familiari non sono adeguatamente rappresentati. Già la scelta di dove fare i carotaggi, all’interno della fabbrica , è venuta falsata da conoscenze errate basate su vecchie mappe e su vecchi punti di rilievo già effettuati. Voglio dire che non si è scavato dove si doveva e tutto è stato lasciato al caso. Basta dire che l’unico operaio a conoscenza dei veleni e di quanto vi è stato sotterrato non è stato chiamato né dalla Procura né dalle parti civili. Parlo della memoria storica della Marlane che è Luigi Pacchiano.

Di lui ci si poteva fidare, della sua conoscenza, di quello che ha visto e che ricorda perfettamente. Non è stato calcolato proprio. E quando nel precedente processo, la testimonianza di un operaio, non venne presa in considerazione, cioè quella di Francesco De Palma, né la suo video testimonianza, venne mostrata durante le udienze, nonostante fosse agli atti di tutti i soggetti del processo, la dice lunga sulla volontà di cercare davvero la verità. Francesco de Palma era la testimonianza base di tutto il processo, per il semplice fatto che era lui, assieme ad un altro operaio che sotterrava ogni sabato i veleni per conto della dirigenza della fabbrica Marlane. E che dire delle transazioni fatte, che hanno eliminato nel precedente processo tutte le parti civili, facendo perdere credibilità all’accusa e lasciando solo i Pm e tutti il lavoro da loro fatto.

img_19892Una cosa vergognosa, sulla quale bisognerà tornare. Nella transazione e il grande accordo fatto fra tutte le parti, esclusi i Pm, anche il Comune di Praia a Mare ed in particolare il sindaco Antonio Praticò sono stati parte integrante. Il sindaco di Praia accettò il ritiro della parte civile del Comune in cambio dei terreni contaminati , offrendo il cambio di destinazione d’uso dei capannoni alla dirigenza Marzotto. Su quei terreni ora incombe, quando tutto sarà finito, una grandissima speculazione edile , con tanto di darsena, negozi commerciali, e quant’altro. Se i terreni non sono contaminati questo vorrà dire che non ci sarà bisogno nemmeno di bonifiche. In questa situazione , come si potrà mai stabilire che c’è stato un nesso fra sostanze usate e operai colpiti dal tumore ? Se tutto il processo ora si basa su queste sole prove, si va dritti verso una nuova assoluzione ed a eventuali nuove transazioni. Spero solo di sbagliarmi.

(Fonte BlogLibero.wordpress)