Di Antonello Troya
La specialistica ambulatoriale: questa sconosciuta. Si parla tanto di abbattimento delle liste d’attesa. Tanto che se ne parla che ormai il cittadino, quello che vota, quello che mette i soldi per una sanità allo sfascio, non ci fa più caso se una visita prenotata oggi si terrà tra due, tre mesi. Ma come: non si era risolto il problema, ameno qui in Calabria? Tutto ruota attorno alla “classe di priorità”. Di che si tratta? È quella vocina che il medico di base (di famiglia) comunque il medico prescrittore indica sulla ricetta, se urgente o meno, se rientra nell’esenzione o meno. Ma guarda caso la vocina non viene quasi mai segnata. Una dimenticanza? A pensare male si fa peccato, ma si ci azzecca sempre. Non è che sti “furbetti della ricetta” non scrivono la classe di priorità, così i tempi si allungano e il paziente è costretto ad andare presso il loro studio medico? A pagamento, s’intende ! Signori e signore svelato il trucco, svelato l’arcano. Che la linea dell’azienda sanitaria fosse quella di spingere i pazienti verso la sanità privata era ben chiaro a tutti. Alle mancanze del servizio pubblico i privati rispondono, e anche degnamente. Ma se a pagare è solo il cittadino, no. È un gioco sporco, malvagio. Senza pietà. Erogare prestazioni in tempi lontani dalla richiesta provoca, senza dubbio, un aggravamento della malattia. E questi “personagetti” lo sanno. Lo sanno ai vertici delle Asp come i medici di base. Diventa un obbligo, soprattutto morale per un medico che ha prestato il “giuramento di Ippocrate” individuare al momento della prescrizione la classe di priorità. Volete abbattere i tempi di attesa? Bene: salvate le prenotazioni non per cronologia, ma per significato clinico.