La ’ndrangheta “international”. Fonti accreditate dell’intelligence confermano la possibilità concreta che la ’ndrangheta, oltre che usare società estere operanti nei paradisi fiscali, per riciclare il denaro abbia pure da qualche tempo puntato sulle criptovalute e, in particolare, sui bitcoin.
L’utilizzo della moneta virtuale garantisce infatti pagamenti e transazioni su scala mondiale ed appare in crescita esponenziale ed è complicato per gli inquirenti risalire alle esatte identità dei protagonisti delle negoziazioni.
Le ultime inchieste condotte dalla magistratura antimafia rivelano, inoltre, una ramificazione delle cosche calabresi in tutto il vecchio continente. L’avanzata della cosiddetta “linea della palma” tanto cara a Leonardo Sciascia, è testimoniata dalle azioni investigative condotte sotto l’egida dell’Europol, dalle Dda di Reggio Calabria, Catanzaro e Bologna in Spagna, Germania, Belgio e Olanda. Nazioni nelle quali è stata riscontrata una presenza “strutturata” dei clan reggini, vibonesi, crotonesi e cosentini.
L’esistenza di «locali» e «’ndrine» in Germania, è stata riscontrata dagli anni ’80 del secolo scorso in avanti a Revensburg, Engen, Rielasingen, Singen, Duisburg, Stoccarda, Krefeld, Hannover, Norimberga, Ludwisburg, Detmold, Mulheim, Monaco, Francoforte, Saarbricken, Neunkirchen, Colonia, Dusseldorf e Tubinga.
Conducono pure in Svizzera le inchieste coordinate dalle Dda di Reggio e Catanzaro con l’individuazione di «locali» a Zurigo, Fraufeld e Mossendorf e diffuse presenze mafiose a Lugano e Ginevra legate ai clan del Crotonese e della Piana di Gioia Tauro.
Belgio e Olanda risentono dell’influenza economica della ‘ndrangheta a Bruxelles, Charleroi, Amsterdam , Rotterdam e Diemen con le attività di reinvestimento di capitali operate dalle consorterie del Reggino.
In Spagna, infine, a Madrid, Palma di Maiorca, Algeciras, Malaga e Barcellona hanno loro basi e rifugi i clan dell’area ionica e tirrenica del Reggino.
fonte Gazzetta del Sud