Non è una novità assoluta il fatto che la criminalità organizzata, attraverso il sostegno di imprenditori ritenuti dagli inquirenti quantomeno compiacenti, avesse messo le mani su una serie di opere pubbliche del vibonese. Dall’ospedale ancora da realizzare, fino al Santuario dedicato, in quel di Paravati, alla mistica Natuzza Evolo, figura di riferimento chiave per il mondo religioso, capace di attrarre numerosi pellegrini nella frazione di Mileto. D’altronde, la mistica di Paravati è da tempo in predicato di beatificazione.
Ebbene, la ‘ndrangheta si adoperava nell’ambito dei lavori presso il santuario di Paravati per “l’estromissione di una una ditta”. Era stato l’imprenditore Francesco Naso, come emerso da una conversazione, a prodigarsi per favorire “i Contartese” nell’acquisizione delle commesse come avvenuto, ad esempio – scrivono gli inquirenti – in occasione dei lavori per l’edificazione del santuario di Paravati in onore di Natuzza Evolo: “Noi gli abbiamo fatto mille cose”. Tanto che Salvatore Contartese confermava: “Io da Natuzza per lui ho lavorato. Sto lavorando da Natuzza per lui..e sembra che io…”. Lo stesso Naso confermava il favoritismo: “Io all’epoca mi sono pulito a Palmieri (un’altra impresa) che era là e l’ho fatto fare a tuo padre…non è che..adesso ci mancherebbe …ho preferito che venisse tuo padre”. In questo modo, Naso ribadiva di aver estromesso la ditta Palmieri per dare i lavori a quella di Contartese.
A dare la conferma delle affermazioni di Naso, sono le risultante dell’informativa del Gico della Guardia di Finanza di Trieste. L’imprenditore -secondo gli inquirenti – aveva avuto modo di insinuarsi nelle forniture di calcestruzzo in pregiudizio della società “Eurobeton Srl”, di Giuseppe Valente”. Nello specifico, “l’azienda o le aziende riconducibili a Francesco Naso avevano avuto modo di insinuarsi nelle forniture di cemento”. E ancora: “”la ditta Mesima Calcestruzzi avrebbe effettuato numerose forniture per i lavori pregressi ed attuali presso il Santuario di Paravati, anche approfittando della “forzata” astensione di Naso dalla distribuzione a causa di una interdittiva”. Ecco le intercettazioni in proposito: “…Lì non ho gettato niente … questa qua no … l’hanno gettata loro… ero nel momento che c’era l’interdittiva nel mezzo apposta …”.
Per il campanile del santuario di Natuzza ci si sarebbe rivolti, invece, a Raffaele Antonio Zinzi, ma fino a poco tempo prima Naso avrebbe dato il proprio contributo come riportato dagli inquirenti: “C’è il campanile … ma il campanile glielo fa Zinzi … ma Zinzi ormai è vecchio … con Zinzi …(incomprensibile) … sempre io ho … anche fino l’altro giorno … fino a marzo … a febbraio…).
Insomma, la chiesa – per la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro – era cosa di Naso. La conferma definitiva arriva dall’affermazione “la chiesa l’avevo finita”, pronunciata dall’imprenditore e riconducibile “alla realizzazione della nuova chiesa ubicata presso il Santuario. Peraltro, peraltro tra il 2007 ed il 2010, l’impresa Zinzi Costruzioni Srl, che stava effettuando i lavori, aveva denunciato più volte di essere stata oggetto di minacce”. (t.f.) Fonte zoom24