Di Dino Granata

Giornata nera per Giuseppe Tursi Prato, l’ex consigliere regionale in quota Psdi nella Quinta legislatura ed ex presidente dell’Usl di Cosenza, già arrestato a fine anni ’80 per concussione e poi finito in una brutta inchiesta per mafia in cui del 2004 è stato condannato a 6 anni.

Pino, come lo chiamano i suoi amici a Cosenza e in Calabria, stamattina è nuovamente finito in manette nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Salerno che ha chiesto e ottenuto dal gip l’arresto di otto persone tra cui il magistrato Marco Petrini, presidente di sezione presso la Corte di Appello di Catanzaro, insieme a due avvocati e all’ex dirigente dell’Asp di Cosenza, Emilio Santoro.

Giornata nera perché l’esponente socialista, sempre stamattina, è stato raggiunto da un avviso di garanzia nell’ambito di un’altra inchiesta, questa volta della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri in cui sono finiti in carcere un banchiere, un cardiologo del Policlinico Gemelli e un imprenditore, in quanto sospettati di avere a che fare con la potente cosca Grande Aracri di Cutro. In questa indagine Tursi Prato è indagato, in compagnia di Nicola Adamo, ex consigliere regionale Pd, per traffico di influenze illecite.

Nell’inchiesta di Salerno, in codice “Genesi”, Tursi Prato è finito nei guai proprio per uno strascico di quella condanna per associazione mafiosa in cui si prevedeva anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, e secondo altre norme, la revoca del vitalizio maturato quando sedeva tra gli scranni del Consiglio regionale.

Secondo l’accusa campana, “le azioni correttive e documentate anche con attività di intercettazione audio e video servivano anche a fare ottenere il vitalizio a Giuseppe Tursi Prato”. Sarebbe stato Santoro a fare da tramite con il giudice Petrini per fare ottenere una sentenza favorevole a Tursi Prato, a cui gli era stato appunto sospeso l’assegno. Secondo quanto riscontrato, al magistrato sarebbero state fatte regalie di vario genere che dovevano servire a corrompere il giudice Petrini allo scopo di far riavere l’assegno al politico.

Sempre nell’inchiesta della Dda salernitana, è indagato anche Ottavio Rizzuto, il banchiere presidente della “BCC del Crotonese” finito in manette stamane nell’altra inchiesta dell’antimafia catanzarese per presunte commissioni con il clan Aracri di Cutro. Nel ruolo di alto dirigente dell’istituto, Rizzuto avrebbe consentito prelievi di contanti finiti poi nelle tasche del giudice che, secondo l’accusa, per mantenere il suo alto tenore di vita, non bastava il consistente stipendio di magistrato.

Fonte ed articolo su https://www.secondopianonews.it/calabria/cosenza/2020/01/15/la-giornata-nera-di-pino-tursi-prato-arrestato-e-indagato-da-due-procure-antimafia.html

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