“Le Iene” di Mediaset, come preannunciato, sono giunte all’Annunziata di Cosenza, per cercare di fare più luce sul caso del decesso avvenuto nell’aprile 2014, di Cloe Grano, di 4 mesi, per una diagnosi “sfuggita”. Il padre della piccola, Dino Grano e la madre Edyta non si rassegnano e chiedono giustizia a tutti i costi. Dino racconta a Gaetano Pecoraro (inviato de “Le Iene”) della straziante agonia di Cloe fino alla sua morte nell’ospedale Santobono di Napoli. Per ben 3 volte, sempre secondo i genitori, la piccola giunta in ospedale è stata rimandata a casa, nonostante le tante lacrime, il vomito, l’addome gonfio e la febbre. Liquidati con la sola diagnosi di ” vomito” e di genitori alle prime armi. Peccato però che la bambina di 4 anni e mezzo era affetta da invaginazione intestinale, e cioè praticamente un tappo che provoca rigonfiamento dei tessuti, che si può curare con una peretta, dopo un’ecografia. Alla quarta ed ultima volta, Cloe viene riportata al pronto soccorso di Cosenza dove i medici, prima di pronunciarsi avrebbero aspettato 3-4 ore fino all’arresto cardiaco, provocatore di gravi danni celebrali. Trasferita d’urgenza al Santobono, a Napoli, i medici di questo ospedale si accorgono della invaginazione intestinale. La operano, ma non c’è più nulla da fare, il danno celebrale è irreversibile. È morta il giorno di Pasquetta. Nessuno vuole prendersi le responsabilità, i medici di Cosenza mettono in pratica solo il metodo di “scarica barile” e di copertura a vicenda. Il guaio e il danno intanto è stato fatto e una vita non c’è più. A volte servirebbe solo essere più coscienti ed altamente capaci.
Non servono gli ospedali di lusso, servono i Medici.