Il Codacons ha presentato l’annunciato esposto alle Procure della Repubblica contro i sindaci e le Questure di tutta la Calabria. Al centro dell’esposto dell’associazione, che chiede di indagare per omissione, abuso di atti d’ufficio e istigazione al gioco d’azzardo, il proliferare di sale slot sul territorio regionale, aumentate a dismisura negli ultimi anni nonostante le normative nazionali abbiano tentato di porre un freno al fenomeno. Per il Codacons non può non ravvedersi in tale fenomeno una responsabilità dei Comuni e delle Questure, in quanto organi che effettuano le verifiche e rilasciano i permessi per le nuove aperture di sale slot.
“Il grave aumento delle dipendenze da gioco è direttamente connesso alla crescita del numero di sale aperte in Italia e alla pubblicità ai giochi – spiega Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons – Più sono le occasioni per giocare, più cresce il numero di cittadini ludopatici, con costi sociali e sanitari enormi per la collettività. Per questo sosteniamo con forza il Dl Dignità, che contiene misure per tutelare la salute dei giocatori come il divieto di pubblicità ai giochi”.
Per comprendere la drammaticità del fenomeno – prosegue Di Lieto – basti pensare che mediamente ogni famiglia calabrese dilapida 300 euro al mese in questo “buco nero” e, purtroppo, parliamo solo del business “legale”. Un enorme affare che miete vittime ogni giorno, senza che i comuni sentano il bisogno di intervenire”.
“Le amministrazioni, nell’esercizio delle funzioni loro attribuite dal TULPS debbono aver riguardo al pregiudizio sociale provocato dalle apparecchiature di gioco, nonché al pregiudizio ambientale che può derivare dall’esercizio dell’attività di gioco, a tutela degli interessi pubblici – scrive il Codacons nell’esposto – Nonostante le normative vigenti si è verificata una diametralmente opposta espansione delle occasioni di gioco, che il Codacons ha cercato di comprendere anche attraverso il compimento di alcune indagini sul web. Ebbene, dagli esiti delle ricerche effettuate, si è appreso che in verità risultano in esercizio numerose sale da gioco alle quali invece sarebbe dovuto essere precluso l’esercizio, in quanto assai limitrofe ai siti sensibili protagonisti dei divieti legislativi.
I Comuni e le Questure avrebbero dovuto non solo vietare l’autorizzazione per tutte quelle sale sprovviste dei requisiti di legge anche in punto di localizzazione, ma ciascun Comune avrebbe potuto altresì emanare ordini di chiusura, che costituiscono applicazione del generale divieto di prosecuzione di un’attività esercitata in assenza dei requisiti richiesti dalla legge o da atti amministrativi generali, ai sensi dell’art. 19 comma 3 della legge n. 241/1990”.
Per tale motivo il Codacons ha chiesto alle Procure di tutta la Calabria di “accertare se gli organi pubblici Questore e Sindaci, in relazione al proprio territorio di competenza, abbiano compiuto tutti gli atti dovuti di controllo e di previa verifica dei presupposti necessari per consentire l’esercizio delle sale da gioco e abbiano adeguatamente controllato la presenza sul proprio territorio di sale in funzione in spregio al divieto di ubicazione in prossimità dei siti sensibili, non idonee, non in linea con le norme igienico-sanitarie nonché oltrepassanti i limiti di rumorosità, viabilità e tutela della salute e se siano per tali sale, così illegali, intervenuti per la chiusura delle medesime e per la comminazione delle sanzioni del caso, dunque ad accertare eventuali responsabilità e fattispecie penalmente rilevanti e, in caso affermativo, di accertare l’autore e/o gli autori degli stessi e, conseguentemente, esperire nei loro confronti l’azione penale per tutti quei reati che riterrà ravvisabili”.

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