Di Claudio Cordova
E’ tornato alla ribalta nelle scorse settimane con riferimento alle indagini sul delitto del giudice Antonino Scopelliti. Maurizio Avola, collaboratore dal 1994, è l’uomo che avrebbe permesso alla Dda di Reggio Calabria di ritrovare l’arma che sarebbe stata utilizzata per l’uccisione del magistrato ed è l’uomo che con le proprie dichiarazioni ha portato all’iscrizione di diversi boss siciliani e calabresi proprio in riferimento all’omicidio.
Depone nel procedimento “Gotha”, celebrato contro la masso-‘ndrangheta reggina. Affiliato già nel 1984, parla della propria vicinanza al clan Santapaola di Catania, ma anche dei rapporti con i Corleonesi di Totò Riina. Ma non solo. Già prima del proprio ingresso ufficiale in Cosa Nostra, Avola avrebbe avuto rapporti con i calabresi: “Nel 1983 incontrai Paolo De Stefano per una nave carica di droga su cui eravamo in affari”. Il riferimento è quindi a don Paolino De Stefano, uno dei boss più carismatici della storia della ‘ndrangheta, assassinato nel 1985, agli albori della seconda guerra di ‘ndrangheta a Reggio Calabria. Il collaboratore fa anche riferimento alla strage di via delle Olimpiadi a Catania, il cui processo verrà spostato successivamente per essere celebrato proprio a Reggio Calabria: “Ci fu la richiesta a Paolo De Stefano per sistemare il processo” spiega Avola al procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo. Il risultato? Che alcuni dei presunti responsabili verranno scarcerati dopo poco tempo. E’ solo un esempio del costante rapporto tra mafia e ‘ndrangheta: “Mi dissero che Paolo De Stefano era affiliato anche a Cosa Nostra”. Rapporti che poi si spingono anche fino agli anni della strategia stragista dei Corleonesi e, come mostrano gli ultimi dati giudiziari, anche della ‘ndrangheta: “Fummo informati della strategia stragista alla fine del 1990” ricorda Avola menzionando l’ala catanese cui faceva riferimento. Sono gli anni in cui la criminalità organizzata mette a ferro e fuoco l’Italia, anche utilizzando l’oscura dicitura di “Falange Armata”. Anni in cui, probabilmente, il mondo mafioso si intrecciò anche con ambienti ancora più occulti: “Ci furono riunioni massoniche negli anni degli omicidi eccellenti”. Anni in cui mafia e ‘ndrangheta avrebbero rappresentato forse il braccio armato di qualcosa di molto più ampio. Sempre mantenendo le proprie prerogative, senza sgarbi reciproci: “Nel 1992 uomini di ‘ndrangheta volevano sequestrare Pippo Baudo, ma Santapaola disse no”.