Non è la decisione di riaprire i locali notturni, quanto la follia di imporre ordinanze senza curarsi di applicarle.
Durissimo il Codacons su una gestione confusionaria da parte della Regione che da un lato ha dato vita ad uno stucchevole e costoso (con l’ennesima nomina esterna) braccio di ferro con il governo, per poter orgogliosamente riaprire i locali con qualche giorno di anticipo mentre dall’altro ci si dimentica di far rispettare le ordinanze che sembrano emanate solo per far bella mostra sui social.
Il Codacons chiede che il Dott. Belcastro, uscito qualche mese addietro dalla porta e subito rientrato dalla finestra quale Responsabile dell’Emergenza, abbia il coraggio di spiegare quanti di coloro che sono rientrati in Calabria e si sono registrati sul sito della regione, sono stati contattati per sottoporli a tampone.
Perché abbiamo
numerosissime segnalazioni di numerosi rientri in regione che da luglio attendono di essere contattati – sostiene Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons.
Tanto è in palese contrasto con quanto stabilito dall’Ordinanza nr.51
con la quale si prevedeva che, a
decorrere dal 21 giugno scorso, l’attività di screening con tampone rino-faringeo avrebbe dovuto essere proposta, a cura delle ASP, a tutti coloro che giungevano nel territorio regionale.
Per non parlare dei presidi pomposamente annunciati presso gli aeroporti e le principali stazioni ferroviarie.
Chiediamo che il Presidente Santelli, che in queste ore si prepara a chiudere i locali notturni, chiarisca chi ha la responsabilità di aver dimenticato di applicare quell’ordinanza.
Vi è una responsabilità morale, prima che giuridica.
Anche per questo Belcastro, quale neo responsabile dell’emergenza, deve chiarire se le Ordinanze della regione siano una mera dichiarazione di intenti, oppure dovrebbero essere fatte rispettare.
Il Codacons chiede che la Regione renda noto “il censimento delle persone fisiche in entrata nel territorio regionale” indicando il numero dei soggetti “dimenticati” e quindi non sottoposti ad “un adeguato livello di screening a Sars-Cov 2, con tampone rino-faringeo” quale attività preventiva secondo un programma organizzato e definito dal Dipartimento regionale Tutela della Salute e Politiche Sanitarie.
Intanto proprio la Regione, che ha omesso qualsiasi verifica sui rientri, esponendo colpevolmente a rischio la popolazione – conclude Di Lieto – oggi prova a correre ai ripari.
“Apri i locali e chiudi i locali”, un comportamento schizofrenico di chi subisce l’emergenza senza un briciolo di programmazione.
Non si può giocare sulla pelle dei cittadini e sulle tasche dei gestori.
Forse la Calabria meriterebbe di meglio.
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