di Saverio Di Giorno
In Italia abbiamo bisogno di Batman perché pare proprio che i magistrati siano italiani quanto gli altri. Ora ne abbiamo la conferma. Ma la colpa è nostra che li avevamo idealizzati. Nostra e della politica che ha delegato troppo alla magistratura. Viene da chiedersi cosa succederebbe se si pubblicassero le chat dei prof universitari, quelli dei grandi primari, quelli della Corte Costituzionale. Probabilmente una situazione simile. È difficile in Italia salire ai grandi livelli senza appartenenze, purtroppo. Ma questo in Calabria lo sapevamo già: bastava essere stati qualche volta a Riace o aver seguito qualche processo. E questo è il punto: tra il mare di chat bisogna stare attenti a non perdere alcuni punti fermi, perché ci sono nomine e nomine e conseguenze e conseguenze. Perché si sa, se tutto diventa male, il male sparisce.
Facciamo un paio di esempi e controesempi. C’è una conversazione tra Bombardieri e Palamara su Riace in cui si chiedono esterrefatti cosa stia succedendo; per Bombardieri è un casino e Palamara rincara riferendosi al procuratore di Locri “D’Alessio è un matto pericoloso”. Che la situazione di Riace fosse un casino chiunque abbia toccato con mano Riace lo sapeva. Ora lo confermano anche molte sentenze e sia il Tar che il Consiglio di Stato contestano le decisioni prese in ossequio a Salvini. Quella procura e quel procuratore hanno quasi distrutto un modello apprezzato e premiato in tutto il mondo. Hanno fatto un danno sociale a prescindere da qualsiasi altra responsabilità. E questo è un caso per il quale viene naturale chiedersi se c’è una correlazione tra le sue scelte e la sua nomina o eventualmente la sua premiazione. A quali interessi bisognava andare incontro? Ora, per inciso, in questo caso persino il “sistema Palamara” si dichiarava esterrefatto.
Un altro esempio ancora più pregnante in questo contesto: le vicende legate al trasferimento del procuratore Facciolla e le sue indagini che lambivano quel cerchio magico renziano tanto caro anche a Palamara sono state raccontate più volte. Ora, il fatto che il CSM (questo CSM) sia stato cosi solerte nello spostare il procuratore e che per ora non sembri intenzionato a reintegrarlo – nonostante quasi tutte le accuse a suo carico siano state archiviate – e che addirittura si stia procedendo a nuove nomine – nonostante lo spostamento sia temporaneo – è correlato con queste vicende? Questo è un altro caso nel quale le nomine e le forze che si agitano nelle procure hanno avuto conseguenze sulle vite delle persone e su un territorio e che vale la pena approfondire.
Al contrario, la nomina di Bombardieri a Reggio Calabria, sebbene avvenuta (a quanto sembra) all’interno di questo sistema ha senso approfondirla? Almeno fino a prova contraria, la sua appartenenza e le sue amicizie non hanno inficiato il suo lavoro. Non hanno avuto conseguenze per le comunità di riferimento. Benché il presenzialismo di Gratteri non gli sia simpatico (perché quelle frasi “è matto” o “va fermato” a questo si riferivano e non alle indagini) e benché non ci faccia bella figura, questo non gli ha impedito di collaborare efficacemente con lo stesso Gratteri (secondo quanto dice Gratteri nelle sue conferenze stampa).
Di esempi e controesempi del genere in quelle pagine ce ne sono a decine, quindi cosa fare?
Forse abbiamo idealizzato troppo i magistrati e la magistratura. Sono luoghi di potere e come in ognuno di questi luoghi, si sgomita, ci si invidia, ci sono falsità. Non sono santi, ma noi dobbiamo giudicarli e controllarli per i loro risultati e non per le loro opinioni personali. Bisogna evitare che in un mare di chat con “orsacchiotti”, frecciatine e cuoricini, si perda il vero potenziale e lo squarcio che ci offrono per far capire magari qualcosa in più su tante sentenze e decisioni che apparivano schizofreniche.
Ma se ora il fatto che si sbertuccino a vicenda ci fa scandalo forse è perché abbiamo ceduto troppo alla magistratura. Abbiamo sempre aspettato troppo e solo la sentenza definitiva per amministratori e politici, quando si può ben prima giudicarli per responsabilità politiche e storiche. E queste non le deve confermare nessun tribunale. In anni di silenzio e immobilismo, in Calabria si è scesi in piazza solo per Gratteri e questa fiducia in un solo uomo non va bene. Non si deve confidare in qualcun altro, men che mai in un potere, bisogna scendere in piazza da soli per chiedere più democrazia, partecipazione, trasparenza. Nessuno mai potrà liberarci questa terra se non noi. Questa è la migliore prova di vicinanza che si può dare ad un procuratore.
Sventurata la terra che ha bisogno di eroi diceva Brecht o, se si vuole essere più pop, nel Cavaliere Oscuro di Nolan il procuratore che aveva catalizzato l’attenzione e la fiducia della popolazione cade. Cade umanamente non professionalmente. In quel caso – portato agli estremi – decide di commettere una serie di omicidi per vendetta, ma lo fa da privato cittadino. Nulla intacca le sue indagini e i suoi risultati, ma questo la città corrotta e provata non potrebbe sopportarlo siccome ha visto in lui un eroe e quindi Batman decide di farne un martire e prendere lui le colpe dicendo: “a volte la gente non ha bisogno della verità, ma che la propria fiducia venga ricompensata”. Bisogna essere forti a reggere la verità per impedire che la sfiducia paralizzi totalmente. Bisogna saper distinguere tra comportamenti umani discutibili e comportamenti professionali discutibili. E insistere solo su questi ultimi.