Dieci giorni dopo l’uccisione di Giuseppe Valarioti (11 giugno del 1980) Segretario della sezione del Pci di Rosarno, seguì l’assassinio di Giannino Losardo (21 giugno 1980).
Da una parte, a Sud, la cupola della Piana, dall’altra, a nord, la cupola del Tirreno.
Da una parte e dall’altra due dirigenti comunisti che ne denunciavano la sua penetrazione nel tessuto economico e sociale dei loro territori e gli affari e le complicità che muovevano attorno.
Il 24 giugno del 1980, esattamente 40 anni fa, di fronte ad una folla stranita e immensa, si svolsero i funerali di Giannino Losardo, dirigente acuto e integgerrimo del PCI, amministratore del Comune di Cetraro nonchè, Segretario capo del Tribunale di Paola caduto sotto i colpi di sicari della cosca ‘ndraghetista locale ed il cui tormentato processo fu spostato in Puglia per incompatibilità ambientale.
Lo stesso Segretario nazionale del PCI, Enrico Berlinguer, presente ai funerali, denunciò i mali di certa Magistratura.
Lo scorso anno, in occasione del ricordo del compagno Losardo, l’allora Presidente della Commissione regionale Antindrangheta assunse l’impegno convinto di esplorare ogni via possibile per portare alla luce ogni elemento capace di squarciare i misteri e le omissioni sulla morte di Losardo e sul processo che ne seguì.
È noto che la presidenza della Commissione Antindrangheta calabrese non è più la stessa e che la cultura politica che ne ha preso il posto è agli antipodi dalla precedente.
Prova ne è che nessuna parola è stata spesa per ricordare la figura di Losardo per i 40 anni dal truce omicidio.
Eppure, il forzista che è alla guida della Commissione è proprio espressione politica del Tirreno. La terra da dove Giannino Losardo denunciava infiltrazioni, speculazioni e compromissioni politico-affaristico-criminali che infettavano il tessuto economico locale.
Tanto è cambiato e tanto è immobile a 40 anni fa.
Ci sono forti dubbi che si abbia a cuore la narrazione di quanto è rimasto gattopardescamente immobile.
Ed oggi, a meno di stravolgimenti politico-culturali nella maggioranza regionale e nei suoi uomini, sarà dura pensare che l’impegno di Arturo Bova possa albergare nel suo successore.
L’auspicio è quello di essere smentita dai fatti.
Ciò non toglie che intanto, quante/i non dimenticano che i mandanti di quell’omicidio non sono mai stati consegnati alla giustizia, continueranno a chiedere verità.
Obiettivo: riaprire indagini e processo.
Mimma Iannello