di Maria Novella De Luca

Fonte: Repubblica.

Il cane Robin abbaia di sottofondo. «Lo abbiamo preso in un canile di Bratislava, vive con noi da otto anni. Un giorno abbiamo scoperto che poverino aveva tre pallottole nella pancia. Chissà chi gli aveva sparato».

Parla un italiano perfetto il professor Georg Gottlob, uno dei più grandi esperti al mondo di intelligenza artificiale, 67 anni, austriaco, che tra qualche settimana abbandonerà definitivamente la sua cattedra ad Oxford per trasferirsi all’università della Calabria. «Mia moglie ed io vivremo a Paola, perché vi stupite tanto?»

Perché oltre ad essere una bella notizia è una notizia alla rovescia.

È un arrivo e non una fuga, è al Sud e non al Nord. Ed è un arrivo che racconta la storia di un ateneo, l’università della Calabria, il campus di Arcavacata di Rende disegnato da Vittorio Gregotti, diventato negli ultimi anni polo d’eccellenza sulle nuove frontiere della ricerca informatica. Professor Gottlob, da Oxford a Rende è un cambiamento radicale. «Conosco da molti anni il rettore Nicola Leone, abbiamo lavorato insieme nello stesso dipartimento al Politecnico di Vienna dal 1994 al 2000. Rende oggi è un luogo di ricerca avanzatissimo per i miei studi sulla teoria dei database e sull’intelligenza artificiale. Il giusto approdo per questa fase della vita».

Certo professore, ma lei è membro della Royal Society, ha insegnato a Vienna, poi ad Oxford, è stato visiting professor in ogni parte del mondo. Sarebbe potuto andare ovunque.

«Già, ma io amo l’Italia, mia moglie Laura Carlotta, che fa la curatrice d’arte, è italiana, pensi che la vostra lingua l’ho imparata estate dopo estate quando venivo qui in vacanza con i miei genitori. Non ho mai studiato l’italiano, la mia scuola sono stati Gadda, Sciascia, Pirandello».

Quindi la sua scelta di insegnare in Calabria è stata un po’ scientifica e un po’ sentimentale?

«II dato di fondo è che per me è naturale cambiare Paese, ho lavorato a Milano, al Cnr di Genova, a Vienna, i miei figli Leonardo e Anita sono cresciuti ad Oxford. Ma non sarei venuto in Calabria se non avessi avuto un forte interesse scientifico e accademico». Cosa insegnerà?

«Il titolo del corso lo stiamo mettendo a punto, posso dire però che la mia lectio magistralis che aprirà l’anno accademico il 15 settembre parlerà di intelligenza e ignoranza artificiale»,

Cioè il futuro.

«Con tutto quello che comporta. Ed è su questo che straordinari ricercatori e studenti arrivati da tutto il mondo si stanno sfidando all’università della Calabria. Non a caso proprio attorno al campus sono nate diverse startup digitali».

Professore la Calabria è una terra difficile, i giovani se ne vanno, il lavoro è raro, la criminalità un contropotere feroce. Valeva la pena abbandonare Oxford?

«Certo, anzi proprio per questo. La ricerca scientifica può creare lavoro, un’università come quella di Rende è un polo culturale che non ha nulla da invidiare a grandi umiversità del Nord. La nuova facoltà che metterà insieme Medicina e Intelligenza artificiale è una novità assoluta. E poi qui c’è entusiasmo. Con molti ricercatori di questa università ho già lavorato nel tempo, fin da quando insegnavo a Vienna, con il gruppo di studiosi del “Dbai”, database and artificial intelligence».