Di Francesco Maria Storino


Ricorso rigettato, rimangono i sigilli allo stabilimento sequestrato.

Il Tribunale del riesame si è pronunciato a riguardo della richiesta effettuata dall’avvocato Nicola Carratelli e volta a ottenere il dissequestro dello stabilimento industriale di Fuscaldo. L’indagine della Procura di Paola, istruita dal sostituto procuratore Maurizio De Franchis e dai Carabinieri dell’aliquota radiomobile della Compagnia di Paola, regge l’urto. L’inchiesta scaturisce anche da una serie di accertamenti che in passato erano stati fatti sulla zona e nelle adiacenze del fiume. In particolare forse non è nemmeno un caso che anni fa la Procura di Paola aveva indagato sul fenomeno delle sabbie rosse e su un presunto inquinamento del litorale. Erano state, ricordiamo, trovate tracce di metalli pesanti. Tuttavia quell’inchiesta non aveva più avuto un seguito. Tutto questo fino allo scorso dicembre quando i militari del nucleo radiomobile dei carabinieri hanno eseguito una accurata perquisizione all’interno dello stabilimento rinvenendo un tubo sospetto che collegava una vasca con l’esterno dello stabilimento. In poche parole i liquami contenuti nello vascaall’interno dello stabilimento venivano aspirati tramite un’elettropompa e poi convogliati all’esternoaccanto al vicino torrente Lavandaia, dallo stesso poi finivano quindi sull’arenile e quindi a mare. Lo scarico di acque reflue industriali, non autorizzato, veniva arrestato con la disattivazione dell’alimentazione elettrica della pompa ad aspirazione collegata al tubo di scarico, seguiva il contestuale sequestro d’urgenza del dispositivo come da richiesta della Procura di Paola accolta dal giudice per le indagini preliminari Maria Grazia Elia. «Il collegamento – scrive il giudice nel suo provvedimento – tra l’esterno e l’interno dello stabilimento veniva garantito attraverso un foro nella parete e il tutto era alimentato dal lavoro dell’elettropompa». L’esito delle successive analisi di laboratorio condotte sui prelievi e campionamenti eseguiti dell’Arpacal del dipartimento provinciale di Cosenza sul sito ha consentito di evidenziare il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione dei parametri di selenio e alluminio.Successiva è stato quindi il sequestro dell’intero stabilimento industriale. Il provvedimento del giudice è stato comunicato a suo tempo anche al comune di Fuscaldo e alla Provincia.