Aveva filmato la collaboratrice domestica in momenti privati, la Procura della Repubblica di Paola ha emesso il decreto di citazione diretta a giudizio. A conclusione delle indagini coordinate dal Pubblico ministero, Maurizio De Franchis, è stata disposta la citazione dell’imputato davanti al giudice D’Arco.
L’imputato è accusato di un articolo particolare del codice di procedura penale che, eventualmente, punisce le interferenze illecite nella vita privata. L’uomo, di Diamante, 57 anni, difeso dall’avvocato di fiducia Francesco Liserre, dovrà comparire nell’udienza fissata per il prossimo 5 luglio. L’accusa contesta al diamantese di aver agito in tempi diversi. Avrebbe nascosto il proprio telefono cellulare con la videocamera attivata all’interno della biancheria presente nel bagno della propria abitazione. L’apparecchio era impostato in modo tale da poter riprendere la collaboratrice domestica che prestava servizio nella stessa abitazione, nel momento in cui effettuava i propri bisogni fisiologici; immagini, insomma, della vita privata della donna. I fatti risalgono al mese di febbraio del 2016. La persona offesa è una giovane donna di origine marocchina. Le indagini effettuate dai carabinieri della locale stazione avevano portato ad individuare l’indagato. Viene contestata la continuazione del reato. E, in particolare il reato contestato prevede: “Chiunque, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell’articolo 614, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Alla stessa pena soggiace, salvo che il fatto costituisca più grave reato, chi rivela o diffonde, mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, le notizie o le immagini ottenute nei modi indicati nella prima parte di questo articolo. I delitti sono punibili a querela della persona offesa; tuttavia si procede d’ufficio e la pena è della reclusione da uno a cinque anni se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzione o servizio, o da chi esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato”.