“Mai avrei pensato di pronunciare questa frase, ma anche Catanzaro ha la sua piccola terra dei fuochi. Certo, grazie a Dio, non si tratta di un sito in cui si interrano o bruciano scarti della lavorazione chimica, o peggio ancora scorie radioattive, ma quanto vien fuori dalla combustione di elettrodomestici, copertoni, e rifiuti d’ogni genere, non deve essere esattamente salubre, diciamo così. Ironia a parte, amara nel caso di specie, non è accettabile e, quanto sto stigmatizzando con questa mia denuncia pubblica, auspico sortisca in tempi rapidissimi gli effetti sperati.
Eppure un fatto di tale gravità si consuma sotto gli occhi, anzi i nasi, di tutti. Un fatto che mette potenzialmente a rischio la salute dell’intera comunità e dei residenti della zona in particolare. Ma di quale realtà cittadina parlo? Di quella a due passi da una delle strade più trafficate della città: Viale Magna Graecia, nell’area dei capannoni dell’ex Sala Bingo”.
Ha esordito così il consigliere comunale di Fare per Catanzaro Fabio Celia – che compulsato da gente ormai esasperata dallo sgradevole e assai rischioso effetto dei miasmi provenienti dal cortile tramutato in inceneritore, ormai da decenni – ha deciso di intraprendere una battaglia in favore di queste stesse persone.
“Cittadini di serie C, neanche B – spiega ancora l’amministratore civico nel comunicato stampa di cui è propalatore – che hanno il solo torto, lo dico con un’iperbole come ovvio, di avere affittato o acquistato lì la loro civile abitazione. Una sorta di discriminazione intollerabile”.
Celia, dunque, non ha mezze misure e il suo, più che un generico interesse, sembra il proclama di una crociata in difesa della salute collettiva.
Ecco perché nel prosieguo della nota rincara la dose: “I grandi stabilimenti in cui per qualche stagione è andata in scena la cosiddetta Tombola Americana, moda peraltro passeggera e oltretutto rispetto a cui bisognava prestare particolare attenzione per non eccedere nell’impiego di risorse attirati dal demone del gioco, costituiscono una vera e propria ‘bomba ecologica’ all’interno di cui mi riferiscono sia rimasto o stato portato di tutto, dopo la dismissione.
Ma i controlli sono sempre stati pressoché nulli. Ecco allora che a più di qualcuno è balenata l’idea di appiccare nei pressi piccoli incendi al fine di dare alle fiamme ogni cosa possibile e immaginabile, creando una scia irrespirabile di fumo per chi abita ‘sottovento’. Ragion per cui inizio dall’esortare a bonificare la struttura e i luoghi limitrofi, seguendo poi la questione da vicino”.