Di Francesca Lagatta
Questa sera nella città altotirrenica di Diamante, si terrà una cerimonia in sua memoria presieduta dal vescovo della diocesi di San Marco Argentano-Scalea, Monsignor Leonardo Bonanno. A partire dalle 23, la comunità civile ed ecclesiastica si unirà per pregare e riflettere nel cuore della notte nella piazzetta San Biagio. «Vogliamo accendere la luce della passione per la vita, moltiplicare l’impegno per la legalità ed il rispetto», è scritto in una nota diramata dall’amministrazione comunale.
La tragica notte
Sono le circa le 4 notte del 22 agosto 2018. A Diamante un gruppo di ragazzi è seduto in un bar, beve qualche drink in attesa che spunti l’alba. Uno di loro si alza e va a comprare le sigarette, solo qualche centinaio di metri più in là. E’ un giornalista di origini napoletane di 28 anni che ha stretto amicizia con dei giovani di Cosenza. Durante il tragitto viene spintonato da un ragazzino e sbotta: «Tagliati i capelli, ricc*****». Nasce una colluttazione, loro sono in quattro, forse di più, hanno un coltello, il giornalista si ferisce a un gluteo, sanguina, ma non ne accorge. Sembra essere finita lì. Il gruppetto di aggressori se ne va, mentre il cronista napoletano torna al bar. «Mi so fatt vattr ra nu muccus», dice agli amici. Tradotto: mi sono fatto picchiare da un bambino. Un ferita all’orgoglio che fa più male di quella che ha sulla sua pelle. La violenza deve essere punita. Tra coloro che sono attorno al tavolo, si alza Francesco Augeri, 23 anni, figlio di un noto medico di Cosenza e sfegatato tifoso rossublù. I due si incamminano, forse incappucciati diranno le indagini, in cerca degli aggressori. Percorrono 300, 400 metri, non di più, e li trovano, all’altezza della piazzetta intitolata a Padre Pio. E’ un attimo, gli sguardi si incrociano, volano parole grosse e spintoni. E di nuovo spunta fuori il coltello. Francesco Augieri viene colpito da numerose coltellate e cade a terra in una pozza di sangue. I protagonisti della vicenda si dileguano, l’amico chiama i soccorsi. Il sangue fuoriesce copioso. I sanitari a bordo dell’ambulanza fanno un primo tentativo di salvarlo trasportandolo all’ospedale di Cetraro. Non è chiaro cosa accade il quei minuti, ma il ferito non può rimanere nel nosocomio cetrarese e viene rimesso in ambulanza, direzione ospedale Annunziata di Cosenza. Intanto è passata più di un’ora e il 23enne si spegne prima di varcare la soglia. L’autopsia dirà che ad uccidere Francesco sono state due coltellate al torace e una alla gola.
Le indagini
Il 26 agosto, nel giorno dei funerali (celebrati nella chiesa della Madonna di Loreto a Cosenza), il 19 enne Francesco Schiattarelli, da giorni braccato dalle forze dell’ordine, si presenta spontaneamente al carcere di Secondigliano, dichiarando di aver preso parte alla rissa. In un primo momento la stampa parla di confessione dell’omicidio, versione successivamente smentita dai suoi legali. Il giovane, anzi, si professa innocente, ma i giudici non gli credono e sono convinti che sia stato proprio lui a infliggere i fendenti mortali. Di conseguenza, il Gip accoglie la richiesta di convalida del fermo emesso dalla Procura di Paola applicando la misura cautelare in carcere. Misura confermata anche dal tribunale del Riesame. Ma a marzo 2019 le indagini prendono un’altra piega. La Corte di Cassazione chiede al tribunale del Riesame di rivedere la posizione dell’unico indagato per la morte di Francesco Augieri e rispedisce gli atti agli stessi giudici perché vengano nuovamente analizzati. La Suprema Corte non è convinta fino in fondo della colpevolezza di Schiattarelli