Massoneria, ‘ndrangheta e pezzi dello Stato. Tutto contenuto nelle carte depositate per il processo “Gotha”, una specie di “madre di tutte le battaglie” per venire a capo del groviglio perverso dei rapporti tra stato deviato e criminalità.
Affari sporchi che si intrecciano con massoni della P2e istituzioni. Nei tre faldoni portati in aula bunker dai pmdella Direzione distrettualeantimafia ci sono – tra le altre cose – anche gli interrogatori di alcuni collaboratori di giustizia che rischiano di provocare in Calabria un terremoto che farà danni anche a Roma.
Da quei verbali – al vaglio degli inquirenti per gli accertamenti del caso – escono nomi importanti: sottosegretari di Stato, parlamentari, politici regionali e mafiosi di rango. Ma anche magistrati e uomini in divisa che avrebbero partecipato a riti massonici. “I rapporti con i giudici li teneva solo don Gioacchino Piromalli – rivela il collaboratore di giustizia Antonio Russo -. Era l’unico che aveva il numero della segreteria privata di Andreotti”.
A un certo punto, il collaboratore Russo fa il nome del commendatore “Carmelo Cortese di Catanzaro” che “aveva i rapporti con Licio Gelli”. Stando all’interrogatorio, Cortese e don Gioacchino Piromalli erano iscritti alla stessa loggia: “Erano tutti con lui. C’era Paolo De Stefano, tutta la ‘ndrangheta c’era iscritta con il commendatore Cortese, colui il quale comandava l’ospedale militare di Catanzaro. Facevano questi riti di inizializzazione con la spada, tutti vestiti con i cappucci, avevano invitato anche a me ma non ci sono voluto entrare. A queste riunioni – secondo il racconto messo a verbale – dei templari era presente Stillitano Rocco Ivan, era presente Saverio Saltalamacchia (che era stato arrestato per droga mi pare questo ragazzo)… c’era il principe Romanov, è un pezzo grosso questo”. Ma anche “generali della Guardia di finanza, generali dei carabinieri, della polizia di stato, dei vigili del fuoco… tutti in alte uniformi”.
Dei rapporti tra la ‘ndrangheta e la massoneria ha riferito anche un altro collaboratore di giustizia il cui verbale ha arricchito gli oltre cinquanta fascicoli del processo “Ghota”. Si tratta di Marcello Fondacaroche, nel periodo universitario a Roma, tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90, divenne membro “della loggia Giustinianea”: “Ho avuto molti rapporti con la loggia di Piazza del Gesù – dice ai pm – di cui faceva parte anche Andreotti e altri uomini importanti”. Fondacaro riferisce ai magistrati di un incontro avvenuto a Roma molti anni fa con Amedeo Matacena, l’ex parlamentare di Forza Italia latitante oggi a Dubai dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo il collaboratore era una cena tra fratelli massoni: c’era don Stilo, l’avvocato Giuseppe Luppino, Luigi Emilio Sorridente (nipote di Peppe Piromalli), i suoi zii e Pietro Araniti: “A questa cena venne poi l’onorevole Luigi Meduri di Reggio Calabria… anche lui mi fu presentato come fratello, questa è la prima volta che io incontro i soggetti massoni…di altra loggia”.
Fonte Iacchitè.com