Ritardi e mancanza di monitoraggi. I controlli nell’Alta Calabria stanno scemando. E ciò nonostante i contagiati superino ancora le 200 unità. È necessaria una maggiore attenzione. E la reclama a gran voce il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, lamentando il fatto che «i tamponi non vengono fatti da dieci giorni».
Il primo cittadino ionico invoca l’apertura dell’annunciato «laboratorio per la processazione dei test». In un’area grande quanto quella sibarita secondo Stasi deve essere assicurato un controllo costante, un monitoraggio dal quale non si può prescindere soprattutto in vista della stagione estiva e dei rientri. Come dargli torto? L’esigenza di una maggiore sicurezza viene ribadita con sempre maggiore forza dalla popolazione.
Pure nell’area del Savuto monta la protesta per la mancata effettuazione dei tamponi e per i ritardi sugli esiti di quelli che, probabilmente, sono in attesa di essere processati. Chi si trova in quarantena domiciliare obbligatoria, alcuni alle soglie dei sessanta giorni, protesta e protestano anche i familiari, costretti a subire condizioni di isolamento.
Il presidente dell’Ordine dei Medici di Cosenza, Eugenio Corcioni, ha denunciato la circostanza che in viste dell’emergenza Covid-19 non si è proceduto all’assunzione del personale necessario a garantire la funzionalità dei laboratori di “processazione”. «Con gli organici attuali peraltro sottoposti a turni di lavoro massacranti» – ha aggiunto Corcioni – «non si può riuscire a garantire un numero più elevato di quello attuale nell’esame dei tamponi. Bisognava affrontare questo problema, sia in termini di personale che di strumenti operativi e risolverlo». Fonte: Gazzetta del Sud