L’attività investigativa, condotta dai militari della Benemerita, sia tramite l’intercettazione di numerose utenze telefoniche in uso agli indagati che mediante la strategica collocazione di diverse telecamere nel centro urbano di Rogliano, ha consentito di cristallizzare ben 203 episodi di cessione di sostanze stupefacenti. Oltre 1.000 invece quelli ricostruiti a seguito dei contatti intercorsi tra venditori ed acquirenti in un anno e mezzo di indagini.
Come veniva spacciata la droga?
Gli spacciatori trovavano una soluzione per qualsiasi esigenza: se l’avventore non poteva muoversi da casa per qualunque ragione, lo stupefacente gli veniva consegnato a domicilio. I pusher sapevano anche consigliare la sostanza giusta ai clienti indecisi, quasi accompagnando i loro avventori nel consumo di sostanze sempre più invasive e costose: tra i 66 assuntori abituali identificati, purtroppo figurano anche alcuni minorenni. La gran parte di essi, vista l’imponente mole di materiale probatorio raccolto dai militari, ha ammesso il proprio stato di dipendenza, formalmente riconosciuto i loro spacciatori e fornito dichiarazioni utili per documentare le loro responsabilità in modo ineluttabile.
Come saldare i debiti
L’efficienza nel servizio offerto dagli spacciatori ai clienti, soddisfacendo con tempestività ogni loro esigenza in termini di qualità e quantità delle sostanze illecite sul mercato, doveva però essere corrisposta anche sul piano economico: la puntualità dei pagamenti era un requisito essenziale non solo per essere considerato un buon cliente ed assicurarsi la regolare fornitura dello stupefacente per le necessità future, ma anche per salvaguardare la propria incolumità.
Non solo i ritardi nei pagamenti da parte dei tossicodipendenti non erano ben accetti, ma causavano reazioni spesso anche violente da parte dei pusher, capaci di passare dalle richieste alle minacce e poi dalle parole ai fatti. Talvolta per interposta persona, di solito direttamente: “… più volte mio cognato mi riferiva che se non avessi saldato il debito… mi avrebbe fatto a pezzettini e se la sarebbe presa con la mia famiglia… avevo persino timore di circolare per il paese…” racconta un tossicodipendente ai militari che lo ascoltano.
Incastrati dalle intercettazioni
Nessuno scrupolo, nessuna esitazione: non importava se il tossicodipendente fosse minorenne e fosse in una situazione di difficoltà economica. Doveva pagare e risarcire pure il disturbo e l’attesa: “… vuoi fare il grande… se vuoi fare il grande allora… devi fare il corretto e l’onesto che ti conviene…”, intima il pusher ad un minorenne indietro con i pagamenti, schiaffeggiandolo e deridendolo, inconsapevole di essere già monitorato dai militari dell’Arma in quella sera di fine febbraio 2017.
“Pisellino… mi devi dire perché ti sei comportato in questa maniera… e ti è andata bene che non ti ho mandato ad acchiapparti dentro alla casa a farti rompere il …” e ancora “… i 350 che avanzavi li paghi pure e altri 150 me li piglio per il fastidio…”, così concretizzando una vera e propria estorsione ai danni del minore.
Ciò non bastando, dopo che le sorelle avevano coraggiosamente tentato di difendere il ragazzo intimando di rivolgersi ai Carabinieri, nuove minacce venivano indirizzate al ragazzo “… le sorelle tue non devono ragionare in questa maniera… devono fare le serie… non mettessero di mezzo i Carabinieri perché se no…”.
Non essendo sufficiente incutere timore al ragazzo per rientrare in possesso del proprio denaro, ecco che i malviventi decidevano di mutare il quadro, facendo divenire destinatari dell’estorsione i genitori del giovane: “… attento che hai tre belle figlie… so dove abiti e che macchina hai…” intimava il malvivente al padre del ragazzo. Per timore di ritorsioni, quella stessa sera i genitori del giovane cedevano al ricatto del pusher e gli consegnavano la cifra desiderata.
L’articolata indagine, condotta dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Rogliano e coordinata dal Procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, è scaturita dal ricovero di un 24enne roglianese presso il locale ospedale: un malore avevano affermato i medici, sicuramente causato dal consumo di alcune dosi di eroina tagliata male.
Intercettazioni dei carabinieri
Convinto dai genitori, ormai sfiniti dal cammino di tossicodipendenza intrapreso dal figlio quando era ancora minorenne, il giovane ha denunciato quanto a sua conoscenza ai militari della Compagnia di Rogliano e ha così fornito loro l’input per avviare una complessa attività investigativa.
Dagli approfondimenti investigativi è emerso che i soggetti inizialmente individuati, tutti di Rogliano e dei Comuni limitrofi, avevano trovato il modo di trasformare la piazza principale e una porzione della villa comunale di un paese di provincia in un vero e proprio market dello stupefacente: qualunque tipo di sostanza era disponibile per i loro clienti, a qualsiasi ora del giorno.
Ampi erano anche i margini di guadagno per i pusher: dai 5 euro per una storia di marijuana ai 150 per una scaglia originale di cocaina, passando per i 70 pagati per una botta di eroina e i 100 dovuti per una panetta di hashish, termini questi che ormai rientrano nel bagaglio lessicale comune ad ogni pusher. Non mancava, nel novero delle sostanze, anche qualche pasticca di derivazione sintetica.
Concordato l’appuntamento con un messaggio inviato mediante le moderne applicazioni di messaggistica, ecco avvenire lo scambio tra persone sedute al tavolino di un bar del centro storico, tra una stretta di mano e l’altra, confusi fra i passanti e la normalità del quotidiano vivere. La cadenza degli scambi, prevalentemente mattutini, era pressoché oraria.
(Cosenza Chanel attualitá)