Di Francesca Lagatta, da “La Lince”
Era nell’aria da giorni, da quando la sentenza difallimento è piombata sulla clinica belvederese dei Tricarico come un’auto a folle velocità falciando le speranze di annientare le conseguenze dell’insolvenza, o forse da mesi, da quando un integerrimo procuratore Pierpaolo Bruni aveva disposto il sequestro preventivo di 5 milioni di beni sui conti riconducibili alla società e al rappresentante legale Fabrizio Tricarico, proprio quando questi cercavano fondi e salvezza proponendo al tribunale che aveva mandato all’asta il gioiellino di famiglia un piano di rientro milionario per scongiurare la bancarotta. L’operazione era stata eseguita dalla Guardia di Finanza di Paola e ufficialmente le motivazioni rimandavano a una presunta indagine per evasione fiscale. Ma era segno tangibile che la Procura di Paola aveva ormai messo le mani sui conti della storica clinica privata.
Stamattina, un primo, lento epilogo. Le Fiamme Gialle, su ordine della Procura di Paola, per ore hanno portato avanti un’operazione vastissima tra la Calabria e alcune altre zone d’Italia, che ha visto recapitare diversi avvisi di garanzia ed effettuare numerose perquisizioni presso abitazioni e uffici. L’ipotesi di reato è bancarotta fraudolenta. Si parla di perquisizioni e acquisizione di atti anche presso le sedi della Regione e dell’Asp di Cosenza. Si parla di uno strascico giudiziario lungo e doloroso per molti.
Per molti l’episodio non sarà certo una sorpresa. Subito dopo la notizia della clinica Tricarico finita all’asta, la nostra redazione, La Lince, parallelamente ai colleghi di Iacchite’, aveva pubblicato una dettagliata inchiesta su come e perché una struttura che rappresenta il fiore all’occhiello della sanità (laddove della sanità non sembra che essere rimasto il ricordo), una struttura accreditata dalla Regione, con un flusso di pazienti da capogiro e con ingressi al Pronto Soccorso che sfiorano le 12mila unità annue, aveva finito per esaurire tutti i suoi guadagni.