Di Alessandro Pagliaro

La coscienza dei libertari non può stare zitta, anche se le verità sono amare. E non può tacere nemmeno al cospetto delle cronache degli ultimi 300 e passa arresti per fatti di ‘ndrangheta in Calabria. I reati contestati sono gravi. Ma hanno ora bisogno della prove nelle aule dei tribunali. E se ci saranno i processi, i magistrati e gli avvocati difensori, dovranno fare la propria parte nel rispetto delle regole dei procedimento giudiziari, perché i ruoli e i comportamenti sono stabiliti per norma e etica. Nicola Gratteri ha aperto una voragine con la sua ultima inchiesta sugli intrecci tra malaffare e politica, che ha coinvolto amministratori a tutti i livelli, imprenditori e professionisti di ogni risma. La conta tra chi ha subito le misure restrittive degli arresti e degli indagati è altissima. Spiccano su tutti, i nomi dei politici di alto rango e di lungo corso. Persone che in passato sono state coinvolte in altre inchieste ritornano a far parlare di se stessi. Ora si dovrà dimostrare in tutto e per tutto la loro colpevolezza, anche perché se non si dovesse fare questo, risulterebbe l’ennesimo fallimento di chi con gli stessi metodi, si è visto sgretolare le accuse nelle sedi giurisdizionali superiori. Con la conseguenza di aver perseguito in maniera infondata persone risultate estranee ai fatti e di non aver rispettato le formalità delle procedure nel corso delle indagini. Così che il risultato ottenuto è stato il contrario di quello che si voleva raggiungere. L’80% degli imputati è stato prosciolto, e per chi è rimasto a giudizio, l’oblio dei tribunali e le lungaggini dei processi, si è incaricato di emanare un ridotto numero sentenza definitive, magari fuori tempo massimo. La vera colpa della classe politica calabrese è quella di autorigenerarsi riproponendosi per decenni con gli stessi personaggi di sempre votati da cittadini consapevoli e solo in minima parte sottoposta a ricatti. I politici nostrani, sono lo specchio di una società civile sempre più somigliante a loro. Il consenso che ottengono alle votazioni è trasversale, ed è tributato in eguale misura dai ceti meno abbienti, dalle classi intermedie e da quelle più elevate. Molti di questi politici sono abbrutiti nei comportamenti derivanti dalla loro sete di potere. Tanti sono anche quelli spregiudicati che non disdegnano gli appoggi elettorali della ‘ndrangheta, dovendo poi ricambiare i favori. Il resto lo fa anche una informazione molto spesso lasciva e compiacente. Per non parlare poi dei magistrati vanesi e delle loro guerre intestine, che demoliscono il prestigio della giustizia in tutte le sue articolazioni. A tal proposito si attendono ancora le vere motivazioni del trasferimento di Eugenio Facciolla in Basilicata Questo è il quadro desolante della realtà calabrese, che alla vigilia delle elezioni regionali sta per aprire la porte alle truppe di invasione leghiste di Salvini. Sembra di assistere ad un complotto ordito in maniera studiata per consegnare il Meridione alla Padania. I protagonisti in combutta tra di loro potrebbero essere i soggetti sopra descritti: politici corrotti, giornalisti subordinati e professionisti dell’antimafia. Sarebbe questa una storia inverosimile (?) che nemmeno le penne più fantasiose della nostra letteratura contemporanea saprebbero raccontare, ma solo quella arguta di Leonardo Sciascia, che purtroppo non c’è più.

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