Di Maria Lombardo

Dopo il periodo nero dell’Arma dei Carabinieri il focus si sposta sulla Polizia Penitenziaria. E’ questo il momento giusto di portare alla ribalta tutte queste “storie” nello Stato poco chiare. Nell’ambito delle attività di controllo predisposte dal questore di Vibo Valentia, finalizzate a verificare l’effettiva sussistenza dei requisiti psicofisici dei soggetti già detentori di armi, ovvero richiedenti la licenza di porto d’arma, il personale del Commissariato di polizia di Serra San Bruno ha portato a termine una significativa indagine. Da un controllo sulla validità della certificazione sanitaria allegata alle istanze di rinnovo del titolo, è emersa la sistematica omissione di pregresse patologie di natura psichica, la cui indicazione sarebbe stata ostativa alla concessione: l’attività ha condotto alla denuncia a piede libero, per falsità ideologica in atto pubblico, di cinque cittadini residenti nelle Serre, tutti ex dipendenti della Polizia penitenziaria. Sempre nell’ambito degli stessi controlli è emerso che ad un soggetto, dichiarato invalido all’attività lavorativa per patologie di natura psichica, era stato rilasciato un certificato medico attestante l’assenzadi tali patologie per poter ottenere il titolo di polizia. Emblematico il fatto che era stato il medesimo sanitario ad aver precedentemente attestato, per lo stesso soggetto, condizioni psichiche tali da valergli il riconoscimento dell’invalidità al lavoro. Entrambi sono stati, pertanto, denunciati, il primo per falsità ideologica in atto pubblico ed il medico per falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative. Nei confronti di tutti i titolari di porto di fucile si è provveduto alla revoca del titolo, al ritiro cautelativo delle armi possedute e ad inoltrare alla Prefettura proposta di divieto di detenzione armi e munizioni.

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