Di Antonello Troya

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Andrea Renda, di Belvedere Marittimo, accusato di aver ucciso la 55enne bulgara Aneliya Dimova lo scorso 31 agosto. È stato sentito dai magistrati che hanno convalidato il fermo giudiziario da cui è sottoposto da venerdì scorso. Secondo i carabinieri che hanno seguito le indagini è lui che la notte a cavallo tra il 30 e il 31 agosto si sarebbe recato presso l’abitazione della donna, nel centro storico del paese, per compiere una rapina. Il giovane è rimasto all’interno dell’abitazione per circa 40 minuti. In quel frangente di tempo si sarebbe consumato il delitto. Ma tante le domande cui ancora non è stata data una risposta. I due, la Dimova e Renda si conoscevano? Cosa dicono i tabulati dei rispettivi cellulari? Perché tanta efferatezza nel compiere l’omicidio? Ma soprattutto qual è il vero movente che avrebbe spinto il 32enne a scatenare la sua furia omicida? Gli inquirenti dicono che sono emersi elementi oggettivi a sostegno del fermo. I diciassette punti che corrispondono tra le impronte rilevate sul luogo del delitto e quelle di Renda, avvalorano ancor di più l’ipotesi sulla responsabilità dell’omicidio al giovane. La decisione poi del 32enne di tentare di vendere l’anello della donna ad un “compro e vendo oro” di Belvedere Marittimo, ha dato conferma agli investigatori che la strada intrapresa era quella giusta. 

Una personalità non particolarmente complessa, quella di Andrea Renda. Dipendente a giornata ha prestato servizio presso ristoranti e stabilimenti balneari. Proprio la settimana scorsa aveva confidato ad un suo amico le difficoltà riscontrate nel trovare lavoro in questa stagione estiva. Un giovane come tanti della sua età. Gli stessi increduli alla notizia del suo fermo per l’omicidio. 

 

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