“La verità sarà accertata nel corso del procedimento, ma la nostra consulenza tecnica di parte ravvisa queste responsabilità“. A dirlo all’AdnKronos è l’avvocato Domenico Naccari, che rappresenta la famiglia di Giacomo Francesco Saccomanno, il bimbo calabrese di 2 anni morto all’ospedale Bambin Gesù di Roma per un pacemaker, questa è l’ipotesi accusatoria, impiantato al contrario.
Per la morte del bambino, sono 8 i medici indagati con l’accusa di omicidio in cooperazione colposa consistita da negligenza, imprudenza ed imperizia. Martedì si svolgerà davanti al gip di Roma l’incidente probatorio. “A nostro avviso – spiega il legale all’AdnKronos – le accuse sono fondate, poi ovviamente la nostra perizia sarà oggetto dei periti del tribunale. Riteniamo ci possa essere stata una concatenazione di responsabilità e di eventi, naturalmente nel corso dell’incidente probatorio dovrà essere accertato se effettivamente c’è stata davvero questa catena di responsabilità o se ci sono delle singole responsabilità“.
La denuncia alle autorità giudiziarie è stata sporta dal nonno del bambino, l’avvocato Giacomo Francesco Saccomanno. Il bambino, di Rosarno (Rc), era nato con un problema al cuore, un “blocco atrioventricolare completo congenito“, ragion per cui nel 2016 è stata operato a Taormina nel Centro cardiologico pediatrico Mediterraneo del Bambin Gesù. Stando alla perizia di parte, e come si legge nell’ordinanza di ammissione di incidente probatorio del Gip di Roma, i medici che hanno eseguito l’intervento avrebbero impiantato il pacemaker al contrario, in sostanza girato verso il basso. Sarebbe stato questo errore a provocare quello che viene definito un “cappio con progressivo strangolamento dell’arteria polmonare ed una compressione dell’anello mitralico, così concorrendo a cagionare la morte” del bambino, insieme a una serie di quelle che vengono definite colpe, negligenze, imprudenze e imperizie.
Due anni dopo l’intervento, infatti, il bambino è stato ricoverato al Bambin Gesù di Roma, ma i cardiologi, sempre stando alla ricostruzione accusatoria, non si sarebbero resi conto della gravità del caso, circostanza che avrebbe portato a ritardare gli esami da fare. Nel mese di settembre del 2018, poi, il cardiologo, nel corso di un controllo, ha riscontrato problemi al cuore, ma la tac sarebbe stata fissata a novembre. Un mese più tardi le condizioni di salute del bambino si erano aggravate, tanto da rendere necessario un nuovo intervento chirurgico che però, stando sempre all’ipotesi accusatoria, avrebbe seguito una proceduta errata, e due giorni dopo il bambino è deceduto