Di STEFANIA PAPALEO
“Buongiorno, mi mancano, sono triste, tutti i giorni si piange e si soffre, mi sa che la farò finita a questo giro”. E’ l’1 agosto quando Mario (nome di fantasia per rispettare la privacy, ndr) posta su facebook il suo annuncio di morte. Trascorrono ventotto giorni. Ventotto terribili giorni passati a guardare le foto del suo amore finito, ad aggirarsi in quella casa vuota, dove un tempo la moglie e i suoi due bambini ridevano e scherzavano. Ventotto giorni durante i quali inutilmente i suoi amici di rete hanno cercato di restituirgli la voglia di vivere. Ieri sera l’insano gesto.
A trovarlo impiccato alla ringhiera della scala della sua abitazione di un piccolo comune della provincia di Catanzaro è stato il fratello. Inutile ogni soccorso. I sanitari del 118 accorsi sul posto non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. A ruota il medico legale, spedito sul posto dal sostituto procuratore, Pasquale Mandolfino, mentre i carabinieri si sono subito messi alla ricerca della moglie, andata via da casa con entrambi i figli, per sentirla come da routine.
I funerali di Mario si svolgeranno domani nella chiesa del suo paese, dove tutti oggi si interrogano su questo suicidio annunciato. Su una morte provocata dagli spettri che si erano impossessati della mente dell’uomo che, a soli 35 anni, si era visto perduto senza i suoi unici amori, all’ombra, peraltro, di una infamante denuncia presentata contro di lui per abusi su minori e che non aveva trovato alcun riscontro al termine delle indagini della magistratura, che ne avevano accertato l’infondatezza, restituendo all’uomo la dignità perduta. Ma non la forza di uscire dal tunnel della disperazione nel quale è rimasto prigioniero per sempre.
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