Ci sono anche un assessore comunale del Tirreno cosentino e il figlio di un sindaco tra le 170 persone che, con vari artifici, percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza in Calabria e sono ora indagate. Ad accertarlo i militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Scalea, che hanno operato in sinergia con l’Inps. Gli indagati, secondo gli inquirenti, percepivano il sussidio omettendo di comunicare all’Inps le variazioni occupazionali e le variazioni di reddito verificatesi durante il periodo di percezione del reddito di cittadinanza; l’attività lavorativa in essere all’atto della presentazione dell’istanza per il riconoscimento del sussidio; la sottoscrizione della prevista “dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro” .
L’attività investigativa svolta dalle Fiamme Gialle, condotta su un territorio comprendente 14 Comuni dell’alto Tirreno cosentino, si è sviluppata partendo dalle informazioni contenute nelle banche dati messe a disposizione dall’Inps sulla base dell’intesa stipulata con il Corpo. Le Fiamme Gialle hanno rilevato che alcuni soggetti risultavano fiscalmente a carico di nuclei familiari differenti da quelli dichiarati nelle dichiarazioni uniche sostitutive particolari. Sono emersi anche casi di cosiddette “residenze di comodo”, in cui i soggetti controllati avevano trasferito, in modo fittizio, la loro residenza per poi rappresentare, in fase di dichiarazione, un nucleo familiare che escludeva da esso il familiare produttore di reddito.
L’importo complessivo delle somme indebitamente conseguite, a seguito del calcolo eseguito dalle Fiamme Gialle, ammonta ad oltre 1,3 milioni di euro. Al termine dell’indagine sono state immediatamente avviate le operazioni di irrogazione delle sanzioni amministrative di revoca o decadenza del beneficio ed il recupero dell’indebito, di competenza dell’Inps.