Nelle prime ore di oggi, 14 marzo 2025, la Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo (SISCO) di Catanzaro, insieme alla Squadra Mobile della Questura di Cosenza e alla Compagnia dei Carabinieri di Scalea, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, su richiesta del procuratore capo Salvatore Curcio, del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del pubblico ministero Anna Chiara Reale.
L’operazione, supportata dal Reparto Prevenzione Crimine “Calabria – Settentrionale”, dalle Stazioni dei Carabinieri territorialmente competenti e da un’unità cinofila della Polizia di Stato, ha portato all’arresto di cinque persone, una delle quali già detenuta per altri reati.
I provvedimenti sono stati disposti sulla base di gravi indizi di colpevolezza in merito a reati di estorsione, consumata e tentata, commessi in concorso e aggravati dall’uso del metodo mafioso e dalla finalità di favorire la cosca Muto di Cetraro. Secondo gli investigatori, questa organizzazione è legata alla cosca “Stummo-Valente” di Scalea.
I fatti contestati sarebbero stati commessi a Diamante a San Nicola Arcella, in epoca antecedente e prossima a dicembre 2022.
Le persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Mario Santoemma, sono:
• L.B., 39 anni, di Belvedere Marittimo
• R.C., 56 anni, di Cetraro
• G.M., 42 anni, di Belvedere Marittimo
• S.O., 35 anni, di Belvedere Marittimo
• F.V., 63, di Scalea
Il provvedimento, emesso su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, scaturisce da un’approfondita attività di indagine coordinata dalla DDA di Catanzaro che si è sviluppata mediante investigazioni di tipo tradizionale, attività tecniche, riscontri sul campo e servizi dinamici sul territorio.
La gravità indiziaria conseguita, allo stato, sul piano cautelare, tramite gli articolati e complessi approfondimenti investigativi, ha riguardato alcuni gravi fatti estorsivi perpetrati dai citati 5 soggetti nei confronti di un imprenditore operante nel settore edile, con la richiesta di somme di denaro pretese quali “forme di protezione” ai fini del tranquillo proseguimento delle attività economiche della ditta.
Il tutto anche per sostenere le spese di soggetti ristretti in carcere, in particolare alla vittima veniva imposto il pagamento di una somma di denaro pari al 3% dell’importo degli appalti pubblici relativi ad alcuni lavori in corso nella zona dell’alto Tirreno cosentino. Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari.