Riceviamo e Pubblichiamo:
«C’era una volta la coerenza, quella vera, sostanziale, non quella sbandierata nelle occasioni “importanti”.I partiti della cosiddetta “Prima Repubblica”, che assumevano il ruolo determinante di collegamento tra la popolazione e le istituzioni e che erano strutturati sul modello democratico, hanno ceduto il passo a movimenti politici guidati da un leader quasi mai eletto.In quei partiti, costituiti da circoli e sezioni, si confrontavano le idee, si aprivano dibattiti, si definiva la linea politica da seguire, si formava la classe dirigente e si sceglievano i candidati per le varie competizioni elettorali.C’era un’organizzazione democratica che consentiva ai singoli di trovare quello spazio condiviso che non lasciava il posto ai cambi repentini di rotta.Quel tempo è finito e i nuovi leader determinano oggi la linea politica, spostando il proprio consenso a proprio piacimento e rispondendo esclusivamente ai propri interessi. La politica oggi si è ridotta alla sola comunicazione; chi più bravo è a utilizzare i social, più consenso riceve attraverso i like. La coerenza non è più richiesta, anzi, soprattutto a livello locale, si può notare che avviene, di frequente, il cambio di casacca, il cosiddetto salto della quaglia. Da dove nasce questa condizione?Dipende, spesso, dalla selezione dei candidati durante la fase della composizione delle liste elettorali. Avviene che il calcolo aritmetico prende il sopravvento sulla condivisione di un progetto comune. Non ha più importanza l’orientamento ideologico; la destra, la sinistra, sono concetti superati, obsoleti. Soprattutto a livello locale, è fondamentale reclutare i cosiddetti portatori di voto che assicurano l’eleggibilità del candidato di turno, a prescindere dalla formazione politica, dalla preparazione personale, dal bagaglio culturale acquisito, dalle proprie idee e da tutto ciò che potrebbe contraddistinguere un candidato dall’altro.La città di Paola non è esente da questa logica politica nella quale tutto è possibile e ogni cosa è modificabile. Accade, dunque, che a distanza di solo due anni e qualche mese dall’ultima competizione elettorale, alcuni Consiglieri di maggioranza siedono tra i banchi della minoranza e altri della maggioranza, eletti in una lista, abbandonano quel gruppo per entrare a far parte di un altro gruppo di maggioranza e un altro ancora. Succede anche che Consiglieri di minoranza fremono per entrare in maggioranza e che da critici dell’azione amministrativa diventano difensori e sostenitori di quegli stessi amministratori fino a pochi giorni prima accusati di portare allo sfascio una città. Ma capita anche che un Sindaco, eletto con una maggioranza, si trovi ad un passo dall’essere sostenuto dai suoi competitor elettorali e che decida di cambiare casacca, mentre gioca ancora la stessa partita. Ciò che impressiona è vedere che i tifosi sugli spalti continuano ad acclamare i loro leader, nella speranza che ci si possa trovare seduti, allo stesso tavolo, a banchettare, con la stessa disinvoltura con la quale si “sveste la maglia della Roma per indossare quella della Lazio”. Essere coerenti non significa essere nostalgici; i partiti non possono più esistere con le forme del passato ma le idee dovrebbero definire l’azione politico-amministrativa dei nostri amministratori. In un mondo senza regole, dove tutto è possibile, si rischia di ledere i diritti fondamentali dei cittadini che hanno scelto un sistema di governo democratico. Chi mi rappresenta non ha più vincoli se non verso sé stesso e questo è pericoloso. A Paola ne vedremo ancora delle belle perché la storia non è ancora finita». Francesco Eboli, vicepresidente Rete dei Beni Comuni.