Di Francesco Maria Storino. Fonte: Gazzetta del sud

I veleni sepolti in montagne di carta. Anche la seconda inchiesta non ha trovato quello che cercava. Ed è calato il sipario sull’ultimo capitolo giudiziario sulla Marlane. Si apre adesso quello dell’uso e della destinazione da dare ai terreni. Diversi sono stati gli scavi e i carotaggi che hanno interessato l’area ma mai è stata fatta una precisa e compiuta caratterizzazione ambientale. Vale a dire una serie di attività necessarie a identificare fenomeni di potenziale contaminazione nelle matrici ambientali (suolo, acque sotterranee e superficiali) di un sito o in caso di potenziali contaminazioni diffuse. Il cosiddetto Piano di caratterizzazione è uno studio preliminare sullo stato del terreno a seguito del quale è possibile concludere se sia necessaria o meno una bonifica del sito. I terreni della Marlane di Praia a Mare non sono quindi ancora – e sono passati venti anni – da bonificare perché, ad oggi, non è mai stato svolto compiutamente il Piano di caratterizzazione.
Nove anni fa 40mila metri quadrati di terreno, 7 mila di edifici industriali e il depuratore dell’ex area industriale Marlane di proprietà della Marzotto erano passati al Comune di Praia a Mare. Nell’area insistono inoltre altre proprietà della Marzotto e porzioni che invece sono state vendute a terzi. Secondo le intenzioni, rimaste però solo sulla carta, il Comune avrebbe vouto realizzarvi un polo fieristico. Vedremo adesso con la chiusura dell’ultimo procedimento penale cosa si potrà e si riuscirà a fare.
Il custode del sito, di concerto con il Comune guidato dal sindaco di Praia a Mare Antonino De Domenico, lo scorso anno aveva ottenuto dalla Procura di Paola il dissequestro temporaneo dell’ex area industriale per la pulizia e messa in sicurezza. La superficie era stata difatti interessata da un vasto incendio a causa della presenza di alberi e fitta vegetazione.
Oggi a distanza di anni si apre anche un capitolo nuovo sulla vasta area della Marlane e sul suo futuro. La Marlane di Praia a Mare è stata l’ultima delle grandi aziende del litorale cosentino che ha chiuso i battenti nel 2004. Sull’area – oggi ancora sotto sequestro – nacque la prima importante fabbrica che aprì i battenti a Praia a Mare: quella del conte Rivetti nel 1957, il “Lanificio R2”. Erano gli anni della Cassa del Mezzogiorno e il conte ottenne un finanziamento di 6 miliardi di lire per l’investimento nel Sud Italia. Gli stabilimenti nella vicina Maratea e la Lini e Lane però chiuderanno i battenti nei primi anni del 1970, mentre il Lanificio R2 sarà poi rilevato dall’Imi (Istituto Immobiliare Italiano) e dall’Eni nel 1969, cambiando poi nome in “Lanerossi”. Nel 1987 la fabbrica venne acquistata dal gruppo tessile Marzotto con sede principale a Valdagno (Vicenza). Nacque, così, la “Marlane-Marzotto spa”. I Marzotto sono una famiglia di conti, proprietari di un vero e proprio impero nella produzione delle stoffe con industrie presenti nel Veneto, a Valdagno, Schio, Piovene Rocchette, nel Vicentino; e poi a Manerbio, nel Bresciano ed a Salerno. Decisero di investire anche nel Cosentino. Nel periodo di punta si arrivava a sfamare 300 persone. Ma le cose non andarono per il verso giusto. Prima la crisi poi le morti attribuite alle lavorazioni e ai materiali utilizzati in fabbrica. Una storia che è stata raccontata nelle carte di una lunga vicenda giudiziaria che è giunta al capolinea con l’archiviazione.

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