PAOLA- Vi abbiamo detto di come gran parte della minoranza del comune di Paola sia rimasta in silenzio difronte al caos bollette denunciato dal solo consigliere comunale Andrea Signorelli della Rete dei Beni Comuni (https://www.pillamaro.it/politica/paola-caos-bollette-d-e-rischio-default-malumori-tra-i-cittadini-e-silenzi-in-minoranza)

In realtà non è la prima incrinatura tra le fila dell’opposizione. Il primo caso risale al voto sul bilancio, con Ciodaro e Signorelli a guidare le truppe cammellate contrarie, e Perrotta e Saragò abili ad astenersi per ovvie ragioni politiche note anche ai meno dediti alla vita Politica della città del Santo. Da allora, Renato Vilardi è passato in minoranza, e la Nuova Era è ancora orfana di un membro della giunta, dopo l’abbandono di Barbara Sciammarella datato addirittura 25 Agosto 2023. La maggioranza deve far conto anche con i malumori dell’avv. Marilena Focetola, la quale reclama visibilità politica, in un tira e molla con il gruppo Fratelli D’Italia dal finale ancora incerto. Il posto in giunta disponibile ha per forza di cose sconguassato i piani dei gruppi. Si è parlato tanto di un possibile cambio di casacca, ma ad oggi, occorre effettuare un’analisi più approfondita dello stato di salute della minoranza. In particolar modo si sarebbe tenuta una riunione nei giorni scorsi, alla quale non avrebbero preso parte Roberto Perrotta e Marianna Saragò. Difficile dire se la loro assenza sia stata dettata da un diniego o da un mancato invito, ma questa riunione c’è stata, ed i presenti avrebbero incassato la promessa di un consigliere di centrodestra di non andare in maggioranza. Troppo alto il rischio di bruciarsi, seppure finora nessuno della minoranza abbia smentito ufficialmente il possibile salto della quaglia. Nemmeno l’interlocuzione regionale “In picchiata” di Forza Italia avrebbe smosso la situazione che sembra al momento destinata a restare tale: Un nulla di fatto. Alfonso D’Arienzo ed Emira Ciodaro non sembrano esser interessati al gettone in giunta, Grupillo non vuole bruciarsi e Signorelli guida le redini del rinnovamento politico, posizione che lo porta ad avere un ruolo da vero leader dell’opposizione Paolana. Renato Vilardi non tornerebbe in maggioranza nemmeno se lo costringessero gli alieni e le possibilità per la nuova era di concludere la trattativa positivamente iniziano a diminuire sempre più. Torniamo a Perrotta e Saragò. Isolati nella minoranza, arroccati ai gruppi extraconsiliari e ai comitati popolari, bravi anche a creare qualche ulteriore rompicapo a Politano e company. Uno scenario già visto con l’allora sindaco Basilio Ferrari nel quinquennio 2012-2017. Questa volta però Perrotta non si è dimesso da consigliere comunale e prosegue la propria “Azione”. Il resto della minoranza pare fare quadrato e avrebbe isolato Perrottiani e Dinataliani. Esiste sempre un bivio in politica a Paola, ed una di queste diramazioni potrebbe condurre i Perrottiani in sostegno alla maggioranza. Percorso difficile, a dir poco improbabile, ma l’ingresso di Marianna Saragò in Azione – partito che governa alla Regione con Occhiuto – lascia uno spiraglio, seppur minimo, aperto per lo storico ex sindaco. Certamente una convivenza tra Perrottiani e gruppi di Fratelli D’Italia sarebbe difficile da immaginare, al limite dell’impraticabilità di campo, quasi quanto quella tra PD-FDI, e sappiamo tutti come è andata a finire. Difficile per Perrotta ricucire gli strappi con Maria Pia Serranò. Però la nomina in giunta di un nominativo esterno gradito a tutti potrebbe essere una soluzione possibile. Restano da capire i margini della trattativa. Quel che appare certo è che la Maggioranza è in cerca di pezzi per ricomporre le proprie fila.

Anche la Nuova Era è ad un bivio.

Gioca uno in meno, deve fare i conti con i malumori interni ed in questo momento non gode del vento favorevole dell’opinione pubblica paolana. L’alibi del dissesto finanziario – o riequilibrio di bilancio- non regge e le vicende Caos Bollette, Ospedale di Paola e dimensionamento scolastico hanno incrinato l’indice di gradimento della maggioranza, complice anche una stagione estiva tutt’altro che degna di nota. Restano – facciano gli scongiuri – tre anni per recuperare. Poi sarà nuovamente campagna elettorale. Chi vivrà vedrà.