Di Martino Ciano. Radio Digiesse
“Vorrei solo sapere se ho torto o se ho ragione. Tutto qui”. Ci dice questo Adriano Lippo, al centro di una causa di lavoro che sembra non terminare mai per i tanti rinvii che si sono susseguiti.
Non è nostro compito, tanto meno intenzione, stabilire se il suo licenziamento, avvenuto 15 settembre 2020, dopo la sospensione dal lavoro ricevuta il 16 luglio 2020, sia legittimo o illegittimo. Ciò su cui si punta il dito sono i tempi lunghi di una giustizia che, molte volte, non aiuta a redimere le controversie, ma le esaspera.
La prima udienza avrebbe dovuto svolgersi il 28 gennaio 2022. Di qui il primo rinvio all’otto luglio 2022, poi il secondo rinvio al 24 febbraio 2023, poi il terzo slittamento al 19 maggio 2023 e, come volevasi dimostrare, il quarto al 07 luglio 2023. Insomma, una trafila che ha dell’assurdo.
La causa è in corso presso il Tribunale di Salerno, sezione lavoro e previdenza. L’appello di Lippo, seguito dall’avvocato tortorese Salvatore Carluccio, è chiaro e non è altro che la voce di un cittadino che si trova davanti a una situazione paradossale. “Mi è stato anche detto – ci ha spiegato – che dopotutto la mia vicenda non è così drammatica, perché ci sono persone che attendono da più tempo di me”.
Un adagio popolare, però, ricorda che “ognuno conosce i guai di casa sua” e per Adriano questi si traducono nella mancanza di lavoro e nelle difficoltà che ne scaturiscono, prima fra tutte il “pane quotidiano” per la sua famiglia. Nel raccogliere questa segnalazione, non abbiamo esitato anche a parlare con il legale di Lippo, Salvatore Carluccio, il quale appoggia e condivide la protesta del suo assistito.
“I tempi lunghi della giustizia – ci ha detto – sono una piaga per l’intero sistema. Tutto ciò non fa che alimentare quel senso di sfiducia largamente avvertito, diffuso e testimoniato dai cittadini”. Ma c’è anche un altro aspetto, è improbabile che tutto si risolva in una sola udienza.