di Alessandro Pagliaro

C’è voglia di teatro a Paola. Con grande coraggio e passione, l’altra sera, “La Compagnia della rosa” si è cimentata all’Odeon nella rappresentazione di un testo inedito di Giuseppe Sciacca, “Il pescatore di ricci”. Si tratta di una messa in scena, che ha inizio surreale, attingendo alla lezione antica di Ibsen e Cechov, per poi dipanarsi in situazioni più di sentimento immediato. È la vicenda di una ragazza travagliata che trova rifugio accogliente in una locanda di pescatori. È un susseguirsi rocambolesco di storie di vita anche violente, che si intrecciano, per poi incastrarsi in un mosaico congegnato ad arte per arrivare al finale liberatorio, dove tutti i protagonisti intravedono l’orizzonte del riscatto e della redenzione. Il testo è maturo con dialoghi introspettivi che caratterizzano le diverse figure dei personaggi, e con interpretazioni differenziate e al contempo efficaci. Nella scrittura di Sciacca, che questa volta si è anche cimentato come valido interprete sul palco, si intravede una progressione artistica costante dai suoi primi lavori. Il resto lo fanno gli attori, tutti bravi, da Vincenzo Di Blasi, Alfredo Sammarco, fino alle interpreti femminili, Maria Antonietta Abastante e Angelica Monteleone, così come tutta al femminile è la regia di Monica Lanza e Francesca Garropoli. Austera la scenografia, con la riuscita dell’artifizio del doppio palco, separato da un velo trasparente in cui in un’altra dimensione, complice il sapiente gioco di luci, si intravede lo svolgersi di atti separati ma allo stesso tempo complementari dei diversi personaggi. Poche note di chitarra fanno da contrappunto alla scelta musicale minimalista per accompagnare i dialoghi. Un plauso, dunque a tutti, che serve di incoraggiamento all’intera compagnia per proseguire nella propria attività teatrale, sottolineata anche dalla calorosa accoglienza del numeroso pubblico in sala.

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