La vicenda riguardante i lavori della nuova linea ferroviaria ad alta velocità a sud di Salerno e verso le estreme propaggini del Paese sta generando una serie di perplessità sul tema.

Già nel mese di ottobre avevamo avuto modo di riflettere su quanto dichiarato in un webinar dai vertici di RFI, relativamente le modalità di finanziamento dell’opera. Da quel dibattito risultava acclarato che la nuova AV sarebbe arrivata a Praia, presumibilmente, non prima del 2030. Non a caso, sulla tratta in questione, il tragitto finanziato con i fondi del Recovery, da investire necessariamente entro il 2026, si ferma all’altezza di Romagnano alle porte del Vallo di Diano.

Dal summenzionato webinar era emerso che, entro il 2026, la AVR (alta velocità di rete) sarebbe arrivata sulle rive joniche. Le migliorie in velocizzazione, infatti, avrebbero permesso, previo una serie di interventi e varianti strutturali, di completare la tratta Metaponto-Battipaglia in linea con i tempi imposti dal PNRR. Viepiù, riducendo di oltre un’ora il tempo di percorrenza lungo il tragitto dalla stazione jonica a Salerno.

Questa opportunità, pone le aree dell’Arco Jonico, Sibarita e Crotoniate, nonché le aree interne della Lucania, in una condizione di ottimizzazione dei tempi di percorrenza da e per Napoli e Roma.

Un sistema, quindi, rivoluzionario per il trasposto merci e la mobilità civile per tutte quelle popolazioni dalle aree interne lucane e joniche poste sulla linea rivierasca compresa tra Taranto e Crotone.

L’Arco Jonico calabrese, non avendo ancora contezza del percorso che si utilizzerà per raggiungere da Salerno il previsto nodo di Tarsia (se dalla tirrenica o proseguendo lungo il Pollino, e sul quale tema ci soffermeremo in un prossimo intevento), verosimilmente, non vedrà la possibilità di collegarsi alla linea che lambirà i margini di ponente della Piana di Sibari prima del 2035/37. Decisamente un tempo troppo lungo per cercare di dare una svolta concreta ed efficace ai territori, Sibariti e Crotoniati, che hanno necessità impellenti di uscire dal pantano dell’impalpabilità e dall’atavico dramma della mobilità.

Quello che ci ha preoccupato e spinto ad intevenire è che sembrerebbe, da quanto  pubblicato recentemente sugli organi di informazione e dalle perplessità espresse dall’Amministratore Delegato di RFI, essere stata accantonata la variante Potenza-Tito-Auletta, sulla tratta Metaponto-Battipaglia. Tale scellerata opzione, se effettivamente confermata, trancerebbe le ali ad ogni possibilità di sviluppo. La tratta in questione, infatti, rappresenta un limite sull’attuale linea dove, causa le eccessive pendenze rimane inibito il transito ai treni merci, mentre i treni veloci, adibiti al trasposto civile, sono costretti ad effettuare manovre di rallentamento consistente onde evitare principi di deragliamento.

La cosa ha destato in noi forti perplessità. È  fatto notorio che la linea interna lucana attraversi territori montani. È, pertanto, impensabile velocizzare ai tempi preventivati l’intera tratta se non saranno effettuati upgrading tecnici e variati di tracciato. A questo aggiungiamo che la predisposizione di fattibilità di un deviatoio sulla jonica da Scanzano a Pisticci, bypassando il cambio banco a Metaponto, consentirebbe ai treni attestati a Crotone, di raggiungere Roma in un tempo stimato inferiore alle 5 ore. Da non sottovalutare, anche, che tale percorso metterebbe in connessione ben 5 aree Zes interregionali: Crotone, Corigliano-Rossano, Pisticci, Taranto e Potenza-Tito. Tale operazione potrebbe rappresentare il volano definitivo alla rinascita economica lungo l’area Jonica della Baia Magnograeca e per tutti quei territori delle aree interne calabresi, lucane e pugliesi direttamente afferenti al contesto rivierasco.

Ora la palla passa alle Rappresentanze politiche joniche, calabresi e lucane. Anche i due Consigli regionali saranno chiamati ad una profonda riflessione sulle tematiche trattate ed, auspicabilmente, ad una sussidiaria collaborazione.

L’appuntamento del PNRR è un treno troppo importante! Vitale.

Le aree depresse del sud non possono accontentarsi di eventuali progetti rabberciati. Al contrario dovranno pretendere, nei tempi stabiliti, che le idee progettuali siano eseguite a regola d’arte e che apportino, concretamente, migliorie alle condizioni di vita di un bacino che per tanto, troppo tempo, è stato tenuto ai margini, accontentato con briciole ed abbandonato ad un destino crudele.

Sarà necessario velocizzare gli iter e sfruttare ogni opportunità tecnica per migliorare, quanto più possibile, il percoso sulla Taranto-Crotone, così come sulla Metaponto-Battipaglia.

Solo rimanendo fedeli ai dettami della coesione territoriale a cui l’UE ci vincola, si potrà superare la sfida di portare le aree depresse del Mezzogiorno ad essere competitive, europee e, sinergicamente, vincenti.

Pietro Calabrese — Vicepresidente SVIMAR  (Associazione per lo sviluppo delle Aree Interne del Mezzogiorno)

Domenico Mazza — Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia

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