Un pò per scaltrezza politica altrui, un po per colpa del loro immobilismo. La “Patata che scotta” è ormai nelle mani, politicamente parlando, dei consiglieri comunali di opposizione, Basilio Ferrari, Antonio Logatto, Pino Falbo e Anna Anselmucci. Starà a loro decidere se presentarsi a Cosenza, il 7 Gennaio, per firmare dal Notaio la fatidica sfiducia che difatti sancirebbero la conclusione anticipata del Perrotta Ter. I movimenti consiliari del Partito Democratico e della Rete dei Beni comuni, che contano ben quattro consiglieri hanno rotto gli indugi, e con coerenza, dopo aver pesantemente attaccato Roberto Perrotta quale “Uomo solo al comando” hanno proposto ai colleghi di opposizione di mettere fine al mandato, pesantemente criticato nel corso del tempo, anche da Progetto Democratico e Forza Italia. L’azione della sinistra consiliare a trazione riformista è supportata anche da due movimenti scevri da rappresentanza in Assise, quali i Riformatori e Rinascita Paolana. Al momento, Falbo e Ferrari, leader delle rispettive compagni, tacciono. A Destare qualche perplessità sulla possibilità di firmare sui social sono i loro “Delfini politici” più impegnati ad attaccare Graziano Di Natale che a valutare politicamente il quadro della situazione. Sembrerebbe alquanto singolare un loro dietrofront sulla possibilità di mandare a casa Perrotta. Ferrari, Falbo, Logatto e Anselmucci hanno da sempre bocciato e contestato la gestione amministrativa dell’ormai ex coalizione di Salute pubblica. Nell’ultimo consiglio comunale, dai tavoli della minoranza, sono arrivati molti inviti a staccare la spina, complice anche la massa debitoria che potrebbe far ripiombare Paola in un nuovo dissesto. Adesso, a loro la possibilità concreta di fare i fatti, affidando la città di Paola ad un commissario straordinario che avrà il compito di traghettare la città verso le elezioni di Maggio-Giugno. Partito Democratico e Rete Dei Beni Comuni hanno già lanciato l’appello. Al resto della minoranza consiliare la possibilità di mandare a casa Perrotta, o di salvargli “La Poltrona“, facendolo restare in carica, nonostante l’assenza totale di numeri in consiglio comunale. Ai posteri l’ardua sentenza.