Riceviamo e Pubblichiamo

“Ho deciso di rendere pubblica l’esperienza vissuta con il Covid-19, una volta giunto poco fa l’esito del tampone di verifica che ha attestato la guarigione. Sono tornato nuovamente negativo, riuscendo a debellare il virus.
Spero questo mio scritto possa essere di ausilio a quanti avranno il piacere di leggerlo traendo informazioni utili, pur nella consapevolezza che la risposta al contagio vari da persona a persona, non sussistendo casistiche valide per tutti.
Ho fatto della prevenzione e della massima cautela nei comportamenti quotidiani una sorta di religione laica dall’inizio della Pandemia. Ho variato radicalmente lo stile di vita, limitandomi ad andare a fare la spesa una volta a settimana, in alternanza con la mia compagna, e a recarmi in ufficio un giorno (o due mezze giornate) in presenza, come da disposizioni interne, lavorando tutti gli altri giorni in smart working. Ho rinunciato a qualsiasi attività non essenziale, alle vacanze estive nella mia Calabria e a rivedere dal vivo genitori, sorella, parenti ed amici. Ho sofferto ma pensavo ne valesse la pena. Lo penso ancora. Purtroppo però non è stato sufficiente a pormi al riparo dal contagio.

Tutto ha inizio Martedì 13 Ottobre. Mi alzo al mattino e dopo aver fatto colazione inizio a lavorare. Sono le 9.00. Sto benissimo e proseguo le attività da casa fino alle 19.30.
A quell’ora, avverto improvvisamente il congelamento delle gambe. Iniziano a manifestarsi pesanti brividi di freddo che mi costringono a cercare riparo tra le coperte.
Chiudo il pc e vado a letto. Nessun conforto. I brividi proseguono e non riesco a placarli. Misuro la febbre: 37.5.
Non è alta ma le condizioni fisiche degenerano. Non riesco ad alzarmi dal letto. Avverto troppo freddo e continuo a tremare. La mia compagna mi prepara una camomilla. Trovo un pò di ristoro e riesco a dormire.

Mi sveglio l’indomani alle 5 di mattina. Ancora febbre a 37.5. Faccio colazione e prendo un’aspirina. La febbre svanisce ed inizio a lavorare come se nulla fosse sebbene mi sentissi stanco e spossato. Non volevo credere potesse essere Covid-19. Immaginavo potesse trattarsi di un colpo di freddo, un malanno passeggero che sarebbe scomparso in un paio di giorni.
Arrivano tuttavia le 16.00. Inizia il blackout del corpo. Non riesco a concentrarmi. Inizio nuovamente a tremare dal freddo e stavolta sopraggiungono anche dolori muscolari e tendinei lancinanti.
Mi rimetto sotto le coperte, il freddo riesco a controllarlo ma mi sveglio continuamente durante la notte. I dolori non mi danno pace.

Tale sintomatologia prosegue per 4 giorni ed ogni volta lo stesso copione. Al mattino le condizioni di salute migliorano, con la febbre che sparisce, avendo anche la lucidità necessaria per lavorare. Dal primo pomeriggio il crollo fisico e la debilitazione generale.
Vivo questi giorni con angoscia. Ogni sibilo strano proveniente dalla zona toracica lo associo ad una possibile degenerazione dell’apparato respiratorio. In genere, i sintomi più gravi si manifestano nei primi 5 giorni e d’improvviso. Fortunatamente non avviene ma sono ore di terrore.

Prenoto un tampone molecolare al Centro Covid-19. Lo effettuo Venerdì 16 Ottobre. I dolori muscolari e tendinei continuano.
Sabato 17 Ottobre al risveglio realizzo di aver perso pressochè completamente anche gusto ed olfatto. E’ il segnale che non volevo si materializzasse. E’ l’indicatore che normalmente attesta il contagio da Sars-CoV-2.

Domenica 18 Ottobre pomeriggio ancora una volta la febbre: 37.6. Prendo una compressa di paracetamolo. E’ la prima e l’unica di tutto questo periodo. La febbre svanisce di nuovo. Non tornerà più.

I risultati tardano ad arrivare nonostante dovessero pervenire entro 24-48 ore. Prendo la solita camomilla e mi arrendo all’idea che sarebbero giunti il giorno seguente. Dormo male. I dolori come colpi di pugnale alle gambe non cessano di intensità.

Lunedì 19 Ottobre ore 8.30 circa arriva una mail. E’ il risultato del tampone: Positivo. Dalla lettura dei valori non comprendo la carica virale. Chiamo il medico di famiglia e gli invio per mail il documento. Mi conferma si trattasse di positività con carica virale bassa. Tuttavia, vi era poco da star tranquilli. Non si hanno certezze su come le difese immunitarie possano reagire.

Non mi scoraggio e per mia esplicita volontà chiedo ai miei superiori di poter continuare a lavorare. Non volevo entrare nella spirale psicologica perversa del positivo e sintomatico che si autocommisera e si abbatte. Non mi sentivo di lasciare soli deputati e colleghi nel pieno di una Plenaria, con scadenze emendative su file importanti, nonostante mi sconsigliassero vivamente di proseguire, manifestandomi encomiabile vicinanza e la volontà di sopperire alla mia eventuale assenza. Insisto.
So che siamo severamente sottodimensionati e che ormai sono tanti mesi che si lavora tutti insieme a ritmi estenuanti, talvolta anche la notte. Non volevo aggiungere ulteriori gravami. Fisicamente mi sentivo di potercela fare. Mi sono detto: “Finchè reggo proseguo. Se non ce la faccio alzo bandiera bianca”.

Le condizioni fisiche appaiono migliorare. Il corpo sembrava riacquisire un pizzico di vigore in più con il passare dei giorni, sebbene il pomeriggio non riuscissi ancora a reggere i ritmi, sopraffatto da debolezza e dolori. Di gusto e olfatto ancora nessuna traccia. Lavorare, però, mi dava conforto. Mi aiutava psicologicamente a non rimanere prigioniero della paura.

Vado avanti fino a Venerdi 23 Ottobre 2020. Tutto sembra canalizzarsi verso il ritorno alla normalità quando improvvisamente, sempre al pomeriggio, sopraggiunge un forte dolore al petto, tosse secca e problemi respiratori.
Il fisico probabilmente mi stava segnalando che avevo chiesto troppo, sottovalutando le improvvise fiammate di un virus ancora vivo e presente in corpo.

Lo spavento stavolta ha la meglio. Stavolta era il caso di fermarsi qualche giorno e non prendere ulteriori rischi. Dovevo trovare altrove le forze psicologiche per andare avanti. Inizio a preoccuparmi ma cerco di non lasciarlo intravedere, men che meno ai miei genitori ad Amantea.
Non aiuta il clima di Bruxelles quasi sempre grigio e cupo e la situazione sanitaria di una città e di un Paese precipitata nuovamente nel dramma.

La notte tra Venerdi 23 e Sabato 24 Ottobre la trascorro inizialmente in dormiveglia. I problemi respiratori accennano a placarsi. Mi rilasso e riesco ad addormentarmi. Mi sveglio verso le 6 e mi rendo conto di stare complessivamente meglio. Sabato sera, la mia compagna cucina riso e broccoli. Ne avverto l’odore dalla camera da letto. Era ritornato l’olfatto. Vado in cucina ed assaggio un pò di riso. Ne avverto il sapore. Avevo riacquisito anche il gusto. Trattengo a stento l’emozione.

La pausa fa il suo effetto. La settimana seguente (questa in corso) trascorre avvertendo il costante miglioramento delle condizioni fisiche.
Prenoto per Venerdì 30 Ottobre (ieri) un ulteriore tampone di verifica. Arriva il giorno e mi reco al Centro Covid-19. Termino e torno a casa pieno di speranza.

Stavolta nessun ritardo. Trascorrono 24 ore esatte e ricevo l’esito poche ore fa: Negativo.

E’ andata. Ho vinto questa battaglia ma la guerra continua.
Se sono riuscito a non subire danni fisici rilevanti a causa del Covid-19 e a non dover ricorrere al ricovero ospedaliero ed alla terapia intensiva, non di meno rammento che tantissime persone, tra cui coetanei, non hanno avuto la stessa sorte, patendo le pene dell’inferno ed in alcuni casi rimettendoci finanche la vita.
La Pandemia continua a provocare pesanti sofferenze e a causare la perdita di molte vite umane. Donne e Uomini strappati violentemente all’affetto dei familiari. Sì, perché questo maledetto virus colpisce con violenza inaudita e se si è più fragili e sfortunati produce danni permanenti, se non la morte in un letto di ospedale, isolati e senza poter ricevere neanche il conforto dei propri cari.

Rimane intatto il mio appello: Abbiate rispetto della vita, altrui e vostra. Attuate con rigore le disposizioni diramate delle autorità, proteggetevi ed adottate comportamenti quotidiani improntati alla responsabilità ed alla massima cautela.
Quanto più si riuscirà a far ciò, tanto più saranno i vantaggi sul piano sanitario, permettendo di salvare tante vite umane ed alle autorità di pianificare con maggiore celerità la ripresa di quelle attività oggi interdette per cercare di contenere quanto più possibile la propagazione della Pandemia.

Ad inizio Dicembre effettuerò il test sierologico per verificare lo sviluppo degli anticorpi. Se presenti in quantità sufficiente, e le condizioni sanitarie di contesto lo permetteranno, sogno di poter trascorrere il Natale in compagnia della mia famiglia.

Oggi intanto celebro di essere “Negativo”. Per una volta è una buona notizia”.

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