Di Antonello Troya

È in stato di fermo il presunto assassino di Aneiyla Dimova, la 55enne trovata morta all’interno dell’abitazione in cui viveva, la mattina del 31 agosto scorso. Si tratta di un giovane 32enne di Belvedere Marittimo. Intense le attività di indagine dirette dal procuratore capo di Paola Pierpaolo Bruni. Al sostituto Rossana Esposito il compito di coordinare le forze dell’ordine nel delicato impegno di raccogliere le prove sul luogo del delitto e nell’ascoltare i testimoni. Un lavoro eccellente, quello portato avanti senza alcun dubbio, dai carabinieri della Compagnia di Scalea, guidati dal capitano Andrea Massari, ma soprattutto dai colleghi della locale stazione al comando del maresciallo Alessandro Diana, che non si sono fermati dinanzi a nessun ostacolo, mostrando determinatezza e riservatezza nel delicato compito di seguire le piste tracciate.

Poco fa è terminata la conferenza stampa. Presenti oltre alle forze dell’ordine, l’avvocato della famiglia della donna, Eugenio Greco. A difenderlo nelle sedi giudiziarie, il 32enne presunto omicida ha scelto l’avvocato Alberto Grimaldi di Diamante. Tanti gli indizi che hanno portato al fermo dell’uomo di Belvedere Marittimo. Dalle immagini raccolte dagli inquirenti si vede chiaramente una macchina che si ferma durante la notte vicino casa della Dimova. Un uomo scende e si introduce nell’abitazione della donna. Le telecamere registrano l’orario: le 2.07. Uscirà alle 2.42. È in quei trentacinque minuti che si sarebbe consumato l’omicidio. Le immagini delle telecamere indicano anche le sembianze dell’uomo. Lo stesso che il giorno dopo si sarebbe recato presso un negozio di “Compro e vendo Oro” per vendere la fede della donna. Si sarebbe trattato quindi di una rapina cui è seguito l’omicidio. Spariti infatti anche il cellulare e una borsetta della donna bulgara.

Quando i militari dell’arma sono andati a prelevarlo a casa ieri il 32enne ha rifiutato di sottoporsi alla prova del Dna. Prova che è stata fatta poi coattivamente.

E poi una serie di elementi raccolti dai militari dell’arma e dai colleghi del Ris di Messina. Ma le indagini ancora vanno avanti. E non si escludono ulteriori colpi di scena.

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