Di Antonello Troya

È passata una settimana dalla morte violenta di Aneliya Dimova. La donna bulgara di 55 anni è stata uccisa nella propria abitazione nella notte tra sabato e domenica. Il corpo è stato trovato steso sul letto in una pozza di sangue. L’autopsia poi stabilirà che è stata soffocata e uccisa a colpi sulla testa. Una storia di cronaca che ha lasciato nello sconcerto l’intera comunità. Le indagini sono coordinate dal procuratore Pierpaolo Bruni e dal sostituto Rossana Esposito. Le deleghe investigative sono state affidate ai carabinieri della compagnia di Scalea al comando del capitano Andrea Massari (nella foto) e dai colleghi della locale stazione coordinati dal maresciallo Alessandro Diana. E proprio i carabinieri stanno controllando ogni alibi, ogni video delle telecamere installate nel centro storico. Ai Ris di Messina il compito di analizzare i campioni prelevati all’interno dell’appartamento dell’orrore.

Aneliya Dimova era nata l’11 marzo del 1965. In Italia da tantissimo tempo aveva svolto le mansioni di colf per alcune famiglie, per poi diventare moglie di un medico fiorentino, ma che viveva quasi stabilmente a Belvedere, Mario Bongiovanni. Pneumologo, aveva lavorato anche presso la Casa di Cura Spinelli. Alla sua morte, il professionista aveva lasciato in usufrutto l’appartamento alla donna. Di Stara Zagora, nell’entroterra bulgaro, Aneliya aveva trovato accoglienza sul Tirreno cosentino. Aveva stretto una serie di amicizie che l’avevano resa affabile e di compagnia. Teneva stretto il suo legame con la terra di origine, ma tanti erano anche i suoi amici italiani. Tante le foto sui social: ben tre addirittura i profili che si trovano su facebook, e tutti e tre aggiornati.

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